Mentre in passato le case erano costruite in pietra, laterizio e legno e i materiali recuperati dalle demolizioni venivano ampiamente riutilizzati nella costruzione di nuovi edifici, il recupero e il riuso di molti materiali moderni crea dei problemi.
Basti pensare ad un pavimento sintetico incollato su sottofondo che non è recuperabile e deve quindi essere interamente distrutto. Lo stesso valga per elementi composti da strati di diversi materiali incollati insieme, che pongono il problema della separazione prima del riciclo. La stessa demolizione del cemento armato richiede un grande dispendio di energia.
Si dovrebbero pertanto costruire edifici scomponibili con elementi e materiali che possano essere facilmente recuperati, riutilizzati, riciclati e smaltiti senza provocare ulteriori inquinamenti.
Da alcuni anni si parla di riciclaggio integrale o globale, concetto che si basa sull’idea che tutta la materia che utilizziamo l’abbiamo presa in prestito dalla natura per un determinato periodo, per poi restituirla integralmente, alla fine del suo impiego.
Progettare edifici scomponibili e adattabili a nuovi usi, impiegare materiali riutilizzabili e riciclabili è un valido criterio necessario se si considera l’immensa massa che chiamiamo rifiuti.
LA CATTEDRALE DI CARTONE DI SHIGERU BAN
Tutti noi da piccoli ci siamo divertiti a prendere fogli di carta o cartoncini e sagomarli in maniera tale da far si che si reggessero in piedi divenendo tetti per le bambole e missili da lanciare in aria. Inconsciamente tutti abbiamo anticipato l’intuizione messa a punto da Shigeru Ban, il quale ripropone in maniera innovativa la cattedrale vittoriana di Christchurch, crollata a seguito del terremoto del febbraio 2011 che ha colpito la Nuova Zelanda.
Innovativa perché è concepita interamente in cartone pressato, materiale ecocompatibile riciclato e riciclabile al tempo stesso e perfettamente rispondente alla scarsa possibilità economica a disposizione e all’idea di edifici riciclabili.
L’impiego di un materiale così insolito (già effettuato da Shigeru Ban a Kobe in Giappone nel 1995 per la Paper Church), non porrà limiti alla realizzazione e fruizione del nuovo edificio infatti potrà ospitare fino a 700 persone e si svilupperà per ben 24 metri di altezza.
Con questa idea innovativa di progetto si apre una nuova era per la progettazione architettonica, che potrebbe avere risonanza mondiale specialmente in vista della così ambita sostenibilità degli edifici, ma soprattutto in tema di riciclo di materiali che possono essere reimpiegati in forme nuove e in scopi diversi per i quali erano stati concepiti.
Quella di Shigeru Ban è una grossa sfida, una forma sperimentale di architettura che si fa spazio nell’ambito delle nuove tecnologie; tentare di imitarlo non è cosa facile, ma realizzare nel nostro piccolo edifici o abitazioni con materiali la cui vita non sia destinata a finire ma a durare per sempre seppure in forme e impieghi diversi, deve essere obiettivo di chi progetta con coscienza, consapevole dei rischi a cui va incontro il sistema quotidianamente minacciato da smaltimenti complessi e tonnellate di rifiuti.
Occorre pertanto prendere in considerazione l’aspetto del riuso e del riciclaggio dei materiali già al momento della progettazione di un edificio ex novo e, nel caso di demolizioni, elaborare un concetto di recupero che garantisca e faciliti il riuso e il riciclaggio di vari elementi.
[ Fonte: www.architetturaecosostenibile.it ]
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