Secondo l'Osservatorio Energy Management chi ricopre questo ruolo nella metà dei casi non ha un elevato inquadramento manageriale.
Arrivano i primi risultati dell'Osservatorio Energy Management, un progetto di ricerca e monitoraggio – promosso da Strategic Management Partners in collaborazione con il Gruppo 24 Ore – che si propone di creare un community in cui gli energy manager si incontrano e confrontano sullo stato dell'arte e sull'evoluzione futura dell'energy management in Italia.
Ieri a Milano è stata presentata la prima rilevazione dell'Osservatorio, che ha preso in esame il ruolo e l'inserimento degli energy manager nelle imprese italiane. Dall'indagine, condotta mediante 100 interviste a energy manager di altrettante grandi imprese italiane appartenenti a differenti ambiti produttivi, emerge la forte evoluzione in atto del settore dell'energy management.
Il ruolo degli energy manager
Non ha un inquadramento manageriale elevato il 50% degli energy manager. Nel 60% dei casi i vertici dell'azienda prendono decisioni sui temi dell'efficienza energetica senza consultare gli energy manager; inoltre, i piani energetici aziendali spesso non vengono consultati dai top manager e restano dei semplici documenti tecnici.
La ricerca evidenzia tuttavia come gli energy manager riescano, poco alla volta, a influire sui comportamenti delle aziende: oltre il 70% delle imprese ha adottato programmi di sensibilizzazione dei dipendenti sul tema del risparmio, mostrando una certa sensibilità anche per le piccole azioni e per la diffusione di una cultura condivisa.
Certificati bianchi, raddoppiati gli energy manager
Tra l'altro, è raddoppiato il numero di energy manager coinvolti nell'attuazione del meccanismo dei certificati bianchi (i cosiddetti Titoli di efficienza energetica -TEE), come ha rilevato il sesto rapporto annuale sui TEE pubblicato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas (leggi tutto).
Gli interventi scelti dalle aziende
Le aziende che decidono di produrre in proprio parte dell'energia scelgono più di frequente l'installazione di impianti fotovoltaici, e anche – ma in percentuale minore – interventi per il recupero di calore. Il 53% degli intervistati ha dichiarato che gli interventi effettuati sono stati finanziati direttamente dall'impresa con risorse proprie, e il tempo di ritorno economico è stato di soli 2 anni, dunque molto breve.
Gli interventi sugli impianti riguardano soprattutto l'introduzione di inverter o il miglioramento dell'efficienza di pompe e motori; negli edifici viene soprattutto migliorata l'efficienza degli impianti termici.
La classifica per settori
Il settore più attento all'efficienza energetica è quello industriale, dove è in atto un piano energetico in più di 8 casi su 10 e dove gli energy manager sono attivi da oltre 10 anni. È invece partito in ritardo il terziario, particolarmente sensibile al miglioramento dell'efficienza degli edifici e alla riduzione dei consumi energetici.
Il settore meno virtuoso si conferma essere quello della Pubblica amministrazione, che solo nel 43% dei casi (industria e terziario arrivano al 66% e al 67%) riesce a fare qualcosa dopo aver svolto l'analisi della situazione, la diagnosi e la pianificazione degli interventi. Le cause di questo forte ritardo sono diverse, una risiede nella difficoltà di applicare ai bandi della pubblica amministrazione i contratti tipici dell'efficienza energetica.
[ Fonte: www.casaeclima.com ]
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