venerdì 29 marzo 2013

Buona Eco Pasqua a tutti!


venerdì 15 marzo 2013

Il pannolino che diventa tegola


Da sempre esiste il lecito dubbio su come differenziare il pannolino usa e getta: è indifferenziato o è umido? E non è cosa da poco se pensiamo che ogni bimbo in media ne consuma cinque al giorno per i primi tre anni di vita, per un totale di circa 5.500 pezzi che arrivano in discarica e si degradano in un tempo che va dai 200 ai 500 anni. 

In Scozia attraverso un progetto pilota si tenta la via del riciclo ecosostenibile anche per il pannolino che può diventare un oggetto completamente diverso, come una tegola.
Attivato dall’associazione Zero Waste Scotland, l’iniziativa scozzese coinvolge quattro contee per un totale di 36.000 famiglie, che dovranno gettare i pannolini sporchi dei loro bambini in appositi contenitori o recarsi ai centri di raccolta della loro zona. 

Da qui il materiale passa a un impianto specializzato nel riciclo dove, innanzitutto, è disinfettato e sterilizzato e in seguito riciclato e portato a nuova vita per essere trasformato in oggetti comuni come tegole per l’edilizia, sedie e panchine da giardino, recinzioni, dissuasori, mobili per esterni, tubi di cartone. 

Un progetto simile era già stato lanciato con successo, sempre in Gran Bretagna, nell’area di Birmingham. In collaborazione con una società canadese, nel 2011 fu inaugurato il primo impianto di riciclaggio di pannolini usati, raccogliendoli presso asili e ospedali. 

Anche in Francia la società Suez Environment, da anni impegnata in questo tipo di ricerca, si è imposta un triplice obiettivo: riciclare la plastica dei pannolini per trasformarli in nuovi oggetti, produrre nuova energia dal rifiuto organico e concime dal residuo della parte organica. 

Certamente, la soluzione migliore resta la riduzione dei consumi e cioè il ricorso ai pannolini lavabili, da noi ancora poco diffusi.
Sicuramente meno pratici rispetto ai monouso, che in Italia costituiscono circa il 20% dei rifiuti in discarica, ma molto più economici ed ecosostenibili. In ogni caso, questo progetto costituisce uno spunto di riflessione sulla possibilità di riciclo di numerosissimi altri prodotti usa e getta. 

In un mondo consumistico come il nostro, dove ogni giorno produciamo tonnellate di rifiuti provocando un fortissimo impatto ambientale, giungere a riutilizzare ogni oggetto che oggi gettiamo via non appare più come un’utopia.

[ Fonte: www.architetturaecosostenibile.it ]


venerdì 1 marzo 2013

Ad Hokkaidō nasce l'isolamento traslucido

A Hokkaidō, la più settentrionale delle quattro isole principali dell'arcipelago giapponese, sorge la nuova residenza firmata dallo studio di architettura Kengo Kuma and Associates, ribattezzata “Meme Meadows Experimental House”. 

Isolata in mezzo a una pianura, la piccola casetta nasce come esperimento progettuale per testare la resistenza della struttura al clima rigido tipico di questa Regione, per lunghi mesi sotto gli 0°. 


UN OCCHIO ALLE TRADIZIONI ABITATIVE

Ad ispirare il progetto sono state le tipiche costruzioni indigene “Chise” degli Ainu, popolazione abitante l'isola di Hokkaidō. Tradizionalmente, le Chise sono realizzate con materiali naturali e rivestite interamente con fogliame o legno di bambù; all'interno un grande fuoco centrale resta perennemente acceso, scaldando l’ambiente, mentre il pavimento della casa risultano leggermente sopraelevate rispetto al terreno, per evitare fenomeni di umidità. 


INVOLUCRO TRASPARENTE.

L'abitazione è stata costruita sopra ad uno scheletro in legno di larice locale; “abbiamo avvolto il telaio con una membrana altamente isolante in poliestere fluorocarburico”, spiega Kengo Kuma. “La parte interna è stata ricoperta da uno strato rimovibile in fibra di vetro, mentre tra le due membrane abbiamo deciso di inserire un isolante in poliestere riciclato da bottiglie in PET “. 


NIENTE ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE. 

Una simile copertura, trasparente e semi opaca, lascia penetrare all'interno la luce diurna, esattamente come se si fosse all'aperto. Una scelta ben precisa, che rientra nel progetto dell'architetto Kuma di sperimentare una vita il più possibile sincronica ai ritmi dettati dalla natura, a bassissimo impatto ambientale. “Abbiamo scelto di non considerare alcun sistema di illuminazione artificiale. Le uniche luci sono quella del sole e i bagliori del fuoco. L'idea è quella di alzarsi quando albeggia e coricarsi dopo il tramonto”, aggiunge Kuma. 


IN ATTESA DI SVILUPPI FUTURI.

Primo prototipo, attualmente il piccolo cottage ospita il laboratorio tecnologico di sperimentazione ambientale dell’Università di Tokyo. Se, però, le prestazioni dell'abitazione si riveleranno all'altezza delle aspettative, la Meme Meadows Experimental House potrebbe presto essere replicata.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]