venerdì 25 maggio 2012

Gli edifici riciclabili

Mentre in passato le case erano costruite in pietra, laterizio e legno e i materiali recuperati dalle demolizioni venivano ampiamente riutilizzati nella costruzione di nuovi edifici, il recupero e il riuso di molti materiali moderni crea dei problemi. 


Basti pensare ad un pavimento sintetico incollato su sottofondo che non è recuperabile e deve quindi essere interamente distrutto. Lo stesso valga per elementi composti da strati di diversi materiali incollati insieme, che pongono il problema della separazione prima del riciclo. La stessa demolizione del cemento armato richiede un grande dispendio di energia. 

Si dovrebbero pertanto costruire edifici scomponibili con elementi e materiali che possano essere facilmente recuperati, riutilizzati, riciclati e smaltiti senza provocare ulteriori inquinamenti. 

Da alcuni anni si parla di riciclaggio integrale o globale, concetto che si basa sull’idea che tutta la materia che utilizziamo l’abbiamo presa in prestito dalla natura per un determinato periodo, per poi restituirla integralmente, alla fine del suo impiego. 
Progettare edifici scomponibili e adattabili a nuovi usi, impiegare materiali riutilizzabili e riciclabili è un valido criterio necessario se si considera l’immensa massa che chiamiamo rifiuti. 


LA CATTEDRALE DI CARTONE DI SHIGERU BAN

Tutti noi da piccoli ci siamo divertiti a prendere fogli di carta o cartoncini e sagomarli in maniera tale da far si che si reggessero in piedi divenendo tetti per le bambole e missili da lanciare in aria. Inconsciamente tutti abbiamo anticipato l’intuizione messa a punto da Shigeru Ban, il quale ripropone in maniera innovativa la cattedrale vittoriana di Christchurch, crollata a seguito del terremoto del febbraio 2011 che ha colpito la Nuova Zelanda. 

 Innovativa perché è concepita interamente in cartone pressato, materiale ecocompatibile riciclato e riciclabile al tempo stesso e perfettamente rispondente alla scarsa possibilità economica a disposizione e all’idea di edifici riciclabili. L’impiego di un materiale così insolito (già effettuato da Shigeru Ban a Kobe in Giappone nel 1995 per la Paper Church), non porrà limiti alla realizzazione e fruizione del nuovo edificio infatti potrà ospitare fino a 700 persone e si svilupperà per ben 24 metri di altezza. 
Con questa idea innovativa di progetto si apre una nuova era per la progettazione architettonica, che potrebbe avere risonanza mondiale specialmente in vista della così ambita sostenibilità degli edifici, ma soprattutto in tema di riciclo di materiali che possono essere reimpiegati in forme nuove e in scopi diversi per i quali erano stati concepiti. 
 Quella di Shigeru Ban è una grossa sfida, una forma sperimentale di architettura che si fa spazio nell’ambito delle nuove tecnologie; tentare di imitarlo non è cosa facile, ma realizzare nel nostro piccolo edifici o abitazioni con materiali la cui vita non sia destinata a finire ma a durare per sempre seppure in forme e impieghi diversi, deve essere obiettivo di chi progetta con coscienza, consapevole dei rischi a cui va incontro il sistema quotidianamente minacciato da smaltimenti complessi e tonnellate di rifiuti. 
Occorre pertanto prendere in considerazione l’aspetto del riuso e del riciclaggio dei materiali già al momento della progettazione di un edificio ex novo e, nel caso di demolizioni, elaborare un concetto di recupero che garantisca e faciliti il riuso e il riciclaggio di vari elementi.

venerdì 18 maggio 2012

Le torri che ruotano con il sole

Questo progetto, nato dagli architetti Agung Mahaputra, Andika Priya Utama, Arief Aditya Putra, Dely Hamzah, Nidia Safiana e Rahadi Utomo, nasce come rifacimento dell’Agung Sedayu Center di Jakarta in Indonesia, ma sarà ambientato nella foresta di mangrovie della medesima città, da cui prenderà il nome, The Mangrove, ispirato a questi alberi caratterizzati dal groviglio di radici intrecciate tra loro. 



La struttura formata da due torri asimmetriche collegate da un corridoio, non intaccherà l’ambiente naturale, ma diverrà parte integrante di questo, offrendo una vista fantastica proprio sulla foresta. Tutta la struttura è progettata in funzione dell’irraggiamento solare. 

Le torri saranno in grado di ruotare attorno a se stesse, non solo per avere la miglior vista a seconda del momento della giornata, ma anche in base all’esposizione solare, in modo da catturare la luce e ridurre il consumo di energia elettrica. Il corridoio di collegamento, pur essendo esposto al sole, non avrà bisogno di condizionamento artificiale, poiché avrà la funzione di barriera tra l’irraggiamento solare e gli spazi di lavoro e pertanto sarà particolarmente ventilato. 

La particolare struttura esterna che richiama le radici di mangrovie, avrà in realtà la funzione di frangisole per gli spazi interni, tanto che può essere regolata a seconda dei raggi solari o in base alle stagioni: anche la stessa forma asimmetrica delle due torri è stata progettata per avere la funzione di ombreggiare gli ambienti all’interno. 

Gli spazi interni verranno prevalentemente destinati a uffici, mentre il piano terra sarà utilizzato per parcheggi e punti di ristoro e il tetto verde sarà una grande terrazza con altri spazi dedicati alla ristorazione, da cui si potrà ammirare tutto il panorama: un ponte dinamico fino al “livello podio” riservato solo a ciclisti e pedoni, consentirà loro di avere una vista fino al mare. 

venerdì 11 maggio 2012

Fattoria urbana made in China


A metà strada tra un orto e un condominio, Agro-Housing è il prototipo di fattoria urbana proposto dallo studio Knafo Klimor Architects per Wuhan, una delle più popolose città della Cina centrale.


PER CITTA' SEMPRE PIU' DENSAMENTE ABITATE. 
Vincitore del concorso Sustainable Housing, il progetto nasce in risposta alla sempre crescente popolazione urbana, un fenomeno estremamente attuale in Cina, dove nei prossimi anni si prevede un vero e proprio esodo degli abitanti dalle campagne ai centri urbani. 10.000 metri quadrati divisi tra alloggi (150) e serre riservate alle colture, Agro-Housing vuole essere un modello di vita sostenibile e autosufficiente nel pieno centro cittadino. 

10 MQ DI ORTO PER APPARTAMENTO. 
Ai residenti viene offerta la possibilità di coltivare la propria porzione di orto a seconda delle proprie preferenze; le serre – organizzate in altezza su più piani, nel corpo centrale dell'edificio – sono assegnate in modo che ad ogni unità abitativa corrisponde un'area coltivabile di circa dieci metri quadrati. La vegetazione verrà mantenuta in salute grazie a un sistema di irrigazione a goccia, basato sul riutilizzo delle acque grigie raccolte dai vari appartamenti e dalle acque meteoriche, convogliate tramite un apposito bacino. 

CONDOMINIO EFFICIENTE. 
Oltre alla scelta dei materiali riciclabili e allo spazio per gli orti verticali, Agro-Housing è stato progettato anche per ridurre i consumi e prevede un'installazione a pannelli solari sul tetto, un sistema di ventilazione naturale e un sistema geotermico per il riscaldamento. L'idea, spiegano gli architetti, è quella di sensibilizzare i residenti a un modello di vita più consapevole e attento. L'architettura di Agro-Housing spinge anche a socializzare, grazie alla creazione di spazi e servizi comuni, a partire da un tetto-giardino e un kindergarten privato. 

 I PROSSIMI PASSI. 
Terminata la fase progettuale, ora Agro-Housing aspetta di vedere la luce nel centro di Wuahn, con una previsione di completamento entro il 2015. In caso di successo, il modello potrebbe presto venire replicato in tutta la città, creando veri e propri vicinati verdi. 

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 4 maggio 2012

Energia termica dalle fogne

Risparmiare energia, riscaldare e raffreddare gli edifici sfruttando la rete fognaria della città. 

Questo l'obiettivo del progetto pilota lanciato nella parte sud-est di Philadelphia. 

GEOTERMIA DAI REFLUI.
Il processo si basa sull'impiego del calore costantemente assicurato dalle acque reflue, che viene “condensato” e reso utilizzabile. A guidare il progetto è il gruppo Nova Thermal Energy LLC, che dopo l'esperienza di Philadelphia conta di mettere in commercio la tecnologia brevettata, proponendola come soluzione ad alta efficienza per tutti quegli edifici collocati lungo un tratto importante del tronco fognario. 

PIU' EFFICIENTE DELLA GEOTERMIA.
“Durante i mesi invernali le acque reflue hanno una temperatura di circa 60 gradi, che diventano 75 e oltre in estate”, precisa Elinor Haider, a capo del progetto. “Si tratta di una quantità di energia notevole, estraibile attraverso una pompa di calore convenzionale, in maniera più efficiente e conveniente rispetto ai tradizionali sistemi geotermici, in cui cui si richiede la creazione di pozzi in profondità per catturare il calore della terra”. Inoltre, puntualizza Jimmy W. Wang, ingegnere capo del NovaThermal, "le acque reflue traggono calore da un certo numero di fonti, tra cui lavastoviglie, docce e processi industriali". 

RIDURRE I COSTI ENERGETICI
Finanziato da una sovvenzione federale di 150mila dollari, l'intervento dovrebbe presto ripagare gli investimenti, riducendo i costi energetici di oltre il 40%. Certo, dichiara Haider, non mancano gli scettici e gli schizzinosi, “ma si tratta di un sistema testato e sicuro”. 

 ESEMPI DA CINA E EUROPA. 
Lo sanno bene in Cina, dove sono numerosi gli edifici di grandi dimensioni che utilizzano questa tecnologia per alimentare il sistema di riscaldamento e raffrescamento. Ma gli esempi non mancano anche in Europa: gli oltre 2.400 chilometri di condotti fognari di Parigi, infatti, sono attualmente al centro di un progetto di "geotermia dei reflui". Il calore viene infatti sfruttato per scaldare due edifici scolastici, ma si parla di includere presto anche l'Eliseo. E a quanti polemizzano contro gli aspetti anti-estetici e le tubazioni a vista, la società svizzera Rabtherm Energy Systems AG risponde con un progetto che prevede tubazioni inserite all’interno di reti fognarie in calcestruzzo. Per sfruttare il calore racchiuso nei liquami con discrezione. 

 [ Fonte: www.casaeclima.com ]