venerdì 7 novembre 2014

Feldheim, il primo comune interamente alimentato da fonti rinnovabili

Sorge a circa cento chilometri a sud di Berlino, Feldheim, il primo comune interamente alimentato da fonti rinnovabili, e del tutto autonomo rispetto alla rete elettrica nazionale: per alcuni anni sono state condotte politiche energetiche a favore delle fonti alternative di energia, e finalmente è stato possibile compiere questo grande passo! 

Feldheim, frazione di Treuenbrietzen, è un comune di 7.700 abitanti; qui sono presenti varie strutture che forniscono energia per rendere il paese autosufficiente: 47 impianti eolici, cui si affiancano numerosi impianti di piccolo fotovoltaico; inoltre ciascun condominio è servito da un impianto di biogas, che attraverso il riciclo di rifiuti agricoli, permette la produzione di energia.
Anche per sistemi più piccoli, come quelli per la ricarica delle auto elettriche, le colonnine sono alimentate da fonti alternative. Gli aspetti positivi, oltre ad investire l’intero pianeta, iniziano a farsi sentire anche nelle tasche dei cittadini, che con questo sistema riescono a risparmiare il 30% sulle bollette. 


LE FASI DEL PROGETTO
Il percorso è stato avviato in questo comune già a partire dal 1990, vediamo le tappe fondamentali: - nel 1990 l’amministrazione decide di installare la prima turbina eolica, per poter sfruttare i forti venti presenti in questa zona, in maniera utile per la produzione dell’energia, a vantaggio di tutti i cittadini; - nel 2008, con un costo di circa 170.000 euro, è stata realizzata una centrale a biogas, che grazie all’utilizzo dei rifiuti biologici degli allevamenti e delle lavorazioni del mais, permette la produzione di acqua calda per il riscaldamento, che attraverso una rete per il teleriscaldamento si collega ad abitazioni, attività produttive ed alcune aziende zootecniche; - nello stesso periodo viene installato un grande impianto fotovoltaico, da 2,2 MWp, che sorge in luogo di una caserma dismessa; - nel 2010 gli abitanti di Feldheim decidono di investire ognuno 3000 euro per dotare le proprie abitazioni di impianti solari domestici.
L’energia in eccesso che viene così prodotta, viene venduta alla rete regionale; i proprietari sono sia i privati che il pubblico, che in questi sistema così ben organizzato convivono dividendosi gli onori del caso, espressione di una reale partecipazione effettiva nella realizzazione di politiche condivise per le fonti energetiche.
Oltre ai vantaggi derivanti dal risparmio energetico così generato, Feldheim è divenuto anche un punto di riferimento per il suo esempio di indipendenza e di sostenibilità energetica, attirando numerosi visitatori a caccia di politiche green: operatori ed amministratori locali di varie parti del mondo sono giunti qui per ispirarsi a questo modello tedesco, esemplare per l’indipendenza energetica.


DIFFICOLTÀ E VOLONTÀ 
Certo, il percorso non è stato semplice, lineare e regolare, come lo abbiamo sintetizzato qui. Numerose sono state le difficoltà, ma ancor più numerose sono state le spinte per poter opporsi a tali difficoltà. Prima fra tutti, la volontà dei cittadini, che hanno deciso di contribuire alla politica già attuata dall’amministrazione, sostenendola, per il bene comune, per il benessere diffuso: gli abitanti stilano un progetto, presentato a Bruxelles, ottenendo un finanziamento di 500.000 euro a fronte di un costo di un milione, si tassano per 3.000 euro ciascuno, e raggiungono notevoli vantaggi, favorendo la riduzione del consumo del 75%, così come il costo dell’alimentazione. 
La sovrapproduzione di energia e di cibo viene messa a disposizione della rete regionale e nazionale, con enormi profitti. Il sindaco viene subito attaccato da più parti, dai colossi della gestione elettrica, e da quelli della gestione nucleare. Ma la sua volontà e quella della sua comunità lo aiutano ad andare avanti nel suo piano! Egli applica, dopo vari scontri anche a livello politico, una visione del mondo basata sui principi dell’”esistenza zero sostenibile umanamente”. 
Via via iniziano a diffondersi anche auto a idrogeno; numerosi giapponesi, a seguito del disastro nucleare di Fukushima, si recano in questo paese per visitarne la formula green.

E se è vero come è vero che in Italia abbiamo una straordinaria disponibilità di sole, di vento e di acqua, tanto che Jeremy Rifkin la definisce come “l’Arabia Saudita delle rinnovabili”, quando potremo diffondere queste politiche sostenibili in Italia, nei piccoli o grandi centri presenti nel nostro Paese? Ci auguriamo che i vari intoppi burocratici e le talvolta tentennanti politiche di governo, non impediscano lo sviluppo reale ed effettivo di queste preziosissime risorse rinnovabili.