venerdì 30 marzo 2012

Gli Energy Manager chi sono?

Secondo l'Osservatorio Energy Management chi ricopre questo ruolo nella metà dei casi non ha un elevato inquadramento manageriale.

Arrivano i primi risultati dell'Osservatorio Energy Management, un progetto di ricerca e monitoraggio – promosso da Strategic Management Partners in collaborazione con il Gruppo 24 Ore – che si propone di creare un community in cui gli energy manager si incontrano e confrontano sullo stato dell'arte e sull'evoluzione futura dell'energy management in Italia.

Ieri a Milano è stata presentata la prima rilevazione dell'Osservatorio, che ha preso in esame il ruolo e l'inserimento degli energy manager nelle imprese italiane. Dall'indagine, condotta mediante 100 interviste a energy manager di altrettante grandi imprese italiane appartenenti a differenti ambiti produttivi, emerge la forte evoluzione in atto del settore dell'energy management.

Il ruolo degli energy manager
Non ha un inquadramento manageriale elevato il 50% degli energy manager. Nel 60% dei casi i vertici dell'azienda prendono decisioni sui temi dell'efficienza energetica senza consultare gli energy manager; inoltre, i piani energetici aziendali spesso non vengono consultati dai top manager e restano dei semplici documenti tecnici.
La ricerca evidenzia tuttavia come gli energy manager riescano, poco alla volta, a influire sui comportamenti delle aziende: oltre il 70% delle imprese ha adottato programmi di sensibilizzazione dei dipendenti sul tema del risparmio, mostrando una certa sensibilità anche per le piccole azioni e per la diffusione di una cultura condivisa.

Certificati bianchi, raddoppiati gli energy manager
Tra l'altro, è raddoppiato il numero di energy manager coinvolti nell'attuazione del meccanismo dei certificati bianchi (i cosiddetti Titoli di efficienza energetica -TEE), come ha rilevato il sesto rapporto annuale sui TEE pubblicato dall'Autorità per l'energia elettrica e il gas (leggi tutto).

Gli interventi scelti dalle aziende
Le aziende che decidono di produrre in proprio parte dell'energia scelgono più di frequente l'installazione di impianti fotovoltaici, e anche – ma in percentuale minore – interventi per il recupero di calore. Il 53% degli intervistati ha dichiarato che gli interventi effettuati sono stati finanziati direttamente dall'impresa con risorse proprie, e il tempo di ritorno economico è stato di soli 2 anni, dunque molto breve.
Gli interventi sugli impianti riguardano soprattutto l'introduzione di inverter o il miglioramento dell'efficienza di pompe e motori; negli edifici viene soprattutto migliorata l'efficienza degli impianti termici.

La classifica per settori
Il settore più attento all'efficienza energetica è quello industriale, dove è in atto un piano energetico in più di 8 casi su 10 e dove gli energy manager sono attivi da oltre 10 anni. È invece partito in ritardo il terziario, particolarmente sensibile al miglioramento dell'efficienza degli edifici e alla riduzione dei consumi energetici.
Il settore meno virtuoso si conferma essere quello della Pubblica amministrazione, che solo nel 43% dei casi (industria e terziario arrivano al 66% e al 67%) riesce a fare qualcosa dopo aver svolto l'analisi della situazione, la diagnosi e la pianificazione degli interventi. Le cause di questo forte ritardo sono diverse, una risiede nella difficoltà di applicare ai bandi della pubblica amministrazione i contratti tipici dell'efficienza energetica.


venerdì 23 marzo 2012

Progetti di CO-Housing sostenibile


Oggi vorremmo dare evidenza a questo interessante progetto a Roma:

L’associazione E-Co-Abitare vuole dare vita ad esperienze innovative dell’abitare, nella città metropolitana e non solo, fondate sull’idea di comunità solidali ed eco-sostenibili, che promuovono al loro interno progetti socio-culturali.
L’associazione si ispira ai principi della solidarietà, del rispetto dell’ambiente e della riduzione dei consumi; concorre a costruire culture di pace, di condivisione, di scambio intergenerazionale ed interculturale.

Il termine Cohousing significa co-abitare, ed indica una stile di vita che combina l’autonomia dell’abitazione privata con i vantaggi di servizi, risorse e spazi condivisi (micronidi, laboratori per il fai-da-te, auto in comune, palestre, stanze per gli ospiti, orti e giardini…). Sono composti, in genere, da 20/40 unità abitative (famiglie e single), che si sono scelti ed hanno deciso di vivere come una “comunità di vicinato”, con spazi privati (la singola abitazione) e spazi comuni (i servizi condivisi).
La progettazione è partecipata, sia delle strutture edilizie (concepite per facilitare i contatti e le relazioni sociali) che della comunità: cosa e come condividere, come gestire i servizi e gli spazi comuni.
Le strutture edilizie (ristrutturazioni o nuove edificazioni) sono improntate alla sostenibilità ambientale ed alla bio-edilizia.

[ Testo tratto direttamente dal sito dell'associazione: www.ecoabitare.org ]

venerdì 16 marzo 2012

Le eco-case popolari: la Francia dà il buon esempio

La Francia attacca la crisi finanziaria con la sostenibilità: dal 2009, infatti, è attivo l'eco-prestito per le case popolari.
Si tratta di un fondo a tasso agevolato o addirittura a tasso zero che mira alla riqualificazione energetica delle case popolari cosiddette energivore.

In seguito al Grenelle Environnement, tavolo politico di concertazione sull'ambiente tenutosi nel 2007, il Ministero francese per l'Ecologia, lo Sviluppo Sostenibile, i Trasporti e l'Edilizia Abitativa ha sbloccato 1,2 miliardi di euro, durante i primi due anni del programma previsto per il periodo 2009-2020, per riqualificare energicamente 100.000 case popolari considerate ad alto impatto ambientale. Il che, tradotto numericamente, vuol dire portare case dal consumo uguale o superiore ai 230 kWh/m2 all'anno ad avere un consumo di massimo 150 kWh/m2. Questo tipo di prestito si applica non solo alle case popolari, ma anche alle case di proprietà.

Durante il consiglio dei Ministri tenutosi il 25 Gennaio 2012, è stato rinnovato l'impegno francese di muoversi verso un'edilizia abitativa sempre più green. Già nel 2011, un anno dopo i primi finanziamenti, il numero di case popolari qualificate come costruzioni a basso consumo ammonta al 60%, contro il 34% dell'anno precedente; per il 2012 si prevedono altri 120.000 prestiti per la costruzione di eco-case popolari. L'obiettivo è di riqualificare una media di 70.000 case all'anno fino al 2020. Inoltre, la metà risparmi che derivano dall'abbattimento del consumo energetico, finiranno nelle tasche dei proprietari o affittuari principali delle case.

Nella nostra Italia ci sono già progetti avviati su questo fronte: nel 2011 già in Lombardia e Veneto, ad esempio, sono stati erogati quasi 300 milioni di euro per l'assegnazione di case popolari a impatto ambientale ridotto: si tratta di prefabbricati in legno o materiali misti, come acciaio, cemento leggero e lane artificiali, che saranno affittati o venduti a famiglie e coppie che si trovano in una situazione di difficoltà economica. Grazie ai materiali di costruzione, queste abitazioni abbattono del 50% circa il consumo di energia per il riscaldamento (da 15 a 7 lt di gasolio per m2), sono anti-sismiche e, grazie alle vernici ignifughe, anche anti-incendio.

Basta quindi con i casermoni che invadono e abbruttiscono le periferie delle città e via libera al social housing sostenibile.

[ Articolo scritto da Martina del blog pilloledisopravvivenza.wordpress.com ]

giovedì 8 marzo 2012

Dal bosco alla casa di legno

Lo scorso 22/11/2011 il PEFC Italia ( www.pefc.it ) ha consegnato il Best Practice 2011 al progetto Sa Di Legno (www.sadilegno.it) . Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di importanti riconoscimenti attribuiti nel 2010 a questo progetto, tra i quali, il patrocinio dell’INEA (Istituto Nazionale di Economia Agraria), la prima certificazione di progetto PEFC in Italia, terzo caso nel mondo, i premi CasaClima Award e la Bandiera Verde di Legambiente.

Far parlare gli altri è il modo migliore per valutare la riuscita di un'impresa. Da qui la scelta di lasciare a studi scientifici, certificazioni e premi il compito di presentare l’abitazione denominata “La Casa di Legno Eco Sostenibile” ed il progetto Sa Di Legno che ne ha permesso la costruzione.
Un progetto che Sa Di Legno ma anche di etica personale e collettiva, d’innovazione, di sapere tradizionale, di bosco, di corretta gestione forestale, di contenimento dei cambiamenti climatici, di sviluppo locale e di persone che hanno contribuito alla realizzazione del sogno. Oggi Sa Di Legno è la dimostrazione di come sia possibile modificare gli oggetti che produciamo e l'uso che ne facciamo in accordo con la vita. La nostra e quella delle generazioni future.

Dai boschi della Val Pesarina (UD), nel 2007, ha avuto origine il viaggio (guarda il video) progettato e realizzato dall'ingegnere marchigiano Samuele Giacometti per dare alla sua famiglia la dimora sognata.
Un viaggio che Sa Di Legno, realmente sostenibile per l’ambiente, l’economia e la società, capace di valorizzare, oltre alle risorse naturali, anche i saperi di artigiani locali.
A compierlo il legno delle 43 piante utilizzate per realizzare La Casa di Legno Ecosostenibile, punto di arrivo di una filiera interamente contenuta all’interno dell’“anello della sostenibilità”, oggetto di uno studio svolto in collaborazione con il “Laboratorio LCA & Ecodesign” dell’ENEA di Bologna che ha permesso di dimostrare la sostenibilità ambientale del legno utilizzato, sulla base di dati quantitativi mediante un approccio scientifico rivolto all’intero Ciclo di Vita (Life Cycle Assessment).

Un anello con raggio di 12 km e centro nel bosco “Fassa” è la forma tutta concreta che, contro il mito del “chilometro 0”, Sa Di Legno ha saputo dare al processo di trasformazione del legno da legno-bosco, gestito dall’Amministrazione Beni Frazionali di Pesariis secondo gli standard del PEFC, a legno-casa, certificata CasaClima Bpiù dall’Agenzia per l’Energia del Friuli Venezia Giulia( www.ape.ud.it ).

Certe imprese si possono raccontare solo attraverso un libro ed è anche per questo che è stato scritto da Samuele Giacometti “Come ho costruito la mai casa di legno” (Compagnia delle Foreste, 2011).

Dall’introduzione di Mauro Corona:

“...L’umanità non dovrebbe mai allontanarsi dal bosco perché s’allontana da se stessa.
Se non lo ha vicino dovrebbe almeno pensarlo. Ecco perché ammiro la scelta coraggiosa
e intelligente di Samuele Giacometti che un giorno decide di costruirsi una casa di legno…”


Sa Di Legno®

venerdì 2 marzo 2012

Ecologiche, semplici e moderne: le case di domani

In un mondo accelerato, segnato da continui cambiamenti, bisogna essere pronti ad adattarsi. HHD è un progetto che si occupa di pensare e realizzare case mobili che vadano incontro al desiderio di libertà e di movimento.
E all’ultimo Salone del Mobile sono state presentate le abitazioni ideate e realizzate da Aldo Cibic.

Il progetto si chiama “more with less” e rappresenta situazioni diverse, ma che hanno come comun denominatore un habitat attento alla socializzazione, al vivere lo spazio nel tempo libero. Tutto partendo da logiche di ecosostenibilità su cui ripensare il modo di costruire e di concepire l’abitare quotidiano.

L’idea di base è il modulo 4x4mt sul quale si è partiti per plasmare poi le svariate tipologie sviluppate. Sul modulo base sui sviluppa una pianta che crea una pianta originale. Ma la personalizzazione passa soprattutto per il contesto e l’ambiente circostante in cui il progetto viene inserito. Da qui poi le differenti scelte estetiche, le facciate (legno, verde, intonaco, metallo, etc.) e le coperture (piane o a due falde, calpestabili, verde, pannelli fotovoltaici) e ancora gli accessori per l’esterno (deck, verande, tende, fioriere, elementi divisori tra le case, etc.).

Si tratta di sintetizzare l’architettura in moduli, senza trascurare l’estetica domestica. Sintesi ma anche leggerezza ed elasticità: “oasi” funzionali agli orti, ai giardini, perchè solo nella progettualità organica dell’intero sistema vita è possibile costruire un sereno equilibrio fra uomo e natura. Insediamenti chiavi in mano, che rispondono ad ogni tipo di esigenza: da piccole unità monofamiliari a veri e propri insediamenti residenziali, da strutture per il campeggio ad attrezzati villaggi, fino ad alberghi di tre piani customizzabili su misura. Case belle, adattabili a diverse situazioni e veloci da costruire.

Il concetto a fondamento della cellula base è la possibilità di modificarsi con concatenazioni successive, prova di un concept pensato nel tempo, che non si esaurisce ma può crescere con interpretazioni infinite e successive. Tra i primi interpreti di questo sistema c’è proprio Aldo Cibic, che già nel 2004, con il progetto Microrealities, aveva iniziato a lavorare su un modello di vita più in sintonia con un modo di vivere in armonia con ambiente e risorse.
Un modello già pronto per domani.


Link correlati:
www.morewithless.it
www.hhd.it
www.cibicpartners.com

[ Articolo di Leonardo Sunsilmassi - Fonte: http://atcasa.corriere.it ]