venerdì 14 giugno 2013

Spagna: riqualificazione di appartamenti vacanza

San Vicente de la Sonsierra è un piccolo paesino sperduto tra i rilievi della Spagna settentrionale. 

Qui, gli architetti dello studio Blur Arquitectura hanno individuato un edificio lasciato in stato di abbandono di origine cinquecentesca. 
Decisi a riportarlo a nuova vita, i progettisti hanno pensato di farne un appartamento da affittare per le vacanze, con il duplice obiettivo di sfruttare al massimo lo spazio ridotto – poco più di 30 metri quadrati – e non intaccare la struttura originale. 


SCALA CENTRALE DEFINISCE GLI SPAZI. 

Lo spazio interno è definito da una scala leggera, situata nel centro dell'abitazione che si sviluppa su tre livelli. Al pianterreno, è stata realizzata un'area living, con tavolo e cucina, mentre al primo piano si trovano le camere da letto. Gli architetti hanno voluto sfruttare anche un caratteristico traforo, intelligentemente convertito in area spa, con una caratteristica piscina al coperto. 


PAVIMENTO IN CEMENTO LEVIGATO

I progettisti hanno scelto di utilizzare pochissimi materiali per sottolineare ulteriormente la pietra esistente. A questa sono stati aggiunti solo legno di rovere e ferro verniciato, mentre un pavimento di cemento levigato unifica tutti i piani. 


LASCIAR PARLARE L'ARCHITETTURA ORIGINALE.

Interessante anche l'intervento realizzato sulla facciata posteriore, dove una sezione del muro è stata rifatta con un reticolo di mattoni che lascia filtrare la luce naturale, offrendo al contempo privacy alla camera da letto. 
Gli architetti hanno curato anche l'interior design, realizzando tavoli, armadi, sedie e lampade appositamente per il progetto, sempre guidati dall'idea di non oscurare la bellezza dell'architettura originale e scegliendo pezzi molto minimal. 

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

lunedì 20 maggio 2013

Da antico granaio a casa vacanza

In una piccola isola del mare del Nord nel villaggio di Alkersum – Germania – la collaborazione tra due architetti di nazionalità differente ha dato vita al progetto di ristrutturazione di un antico granaio in casa per le vacanze

L’italiano Francesco Di Gregorio e la svedese Karin Matz hanno lavorato a quattro mani al progetto con l’obiettivo di preservare e attualizzare gli elementi architettonici tipici della tradizione nordica. dell’isola di Föhr. 
Il progetto: la ristrutturazione di un’antica casa samurai a Tokyo 

IL PROGETTO
Il volume esterno dell’antico granaio non è stato modificato: le pareti in mattoni e il tetto in paglia sono stati rigorosamente conservati. Nel corso della ristrutturazione tutti i divisori interni sono stati invece eliminati, fatta eccezione per le pareti del bagno, al fine di creare uno spazio unico e fluido. La zona giorno è stata trattata con colori neutri: le pareti sono in alcuni punti intonacate di bianco e in altri rivestite in ceramica bianca, mentre i pavimenti sono in legno di pino chiaro. 
L’unico elemento di colore inserito è rappresentato da 500 metri di corda blu in propilene utilizzata per definire i collegamenti verticali. 
I rivestimenti in ceramica della casa vacanze sono realizzati con l’applicazione di 200 tessere in ceramica bianca forate a mano ricordo dell’antica tradizione locale. 
Infatti, nel XVII secolo sull’isola venne fondata una scuola di navigazione e si iniziarono a importare dall’Asia ceramiche di ogni tipo: la ricchezza delle persone veniva valutata in relazione al numero di piastrelle decorate presenti sulle pareti della sala da pranzo. 
Le camere da letto, piccoli ambienti con il tetto a spiovente del granaio, si affacciano direttamente sulla zona giorno senza una precisa divisione gerarchica. 
Pavimenti, pareti e soffitti sono completamente rivestiti con legno di pino trattato e tinto con una tonalità di blu con venature verdi.

venerdì 12 aprile 2013

La Casa Alga

Completata a fine marzo, la celebre Biq House, letteralmente traducibile come ‘Casa Alga’, è stata inaugurata da pochissimi giorni nella città tedesca di Amburgo. 

Si tratta di un progetto sperimentale realizzato a più mani, precisamente dalla collaborazione degli architetti austriaci dello studio Splitterwerk con i consulenti scientifici di Arup Germania. 
Sviluppata su Building Exhibition di Amburgo International. 


FACCIATA BIO REATTIVA

L'edificio, che quest'anno parteciperà all'International Building Exhibition di Amburgo, si distingue per la particolare facciata bio-reattiva, il cui componente essenziale sono proprio le micro-alghe che danno il nome al progetto. Queste risultano inserite all'interno di una serie di bioreattori che si alternano lungo la facciata vetrata, creando un rivestimento funzionale ed esteticamente gradevole. 


L'AZIONE DELLE ALGHE. 

Grazie a questo tipo di involucro “vivente”, l'edificio riceve ombra, insonorizzazione e depurazione da inquinanti ed allergeni grazie alle stesse micro alghe, che contribuiscono anche a generare energia rinnovabile, grazie a un processo di conversione in biomassa. Questa energia, spiegano i progettisti, può essere raccolta ed accumulata e venire poi utilizzata per le diverse esigenze energetiche dell'edificio. 


EDIFICI COME ORGANISMI VIVENTI.

La struttura, che al suo interno ospita un totale di quindici unità abitative di dimensioni variabili, sarà sottoposta a un monitoraggio nei prossimi mesi, per valutare come reagisce all'ambiente urbano all'interno del quale è stata inserita. Secondo la squadra di Arup è questa la direzione degli edifici del futuro, diventare unità sempre più autonome, in grado di reagire ed adattarsi alle più svariate condizioni di vita, tenendo conto delle esigenze degli utenti. 
"L'edificio del domani si comporterà come un vero e proprio organismo vivente e propria - reagendo all'ambiente locale e coinvolgente con gli utenti all'interno", sostiene Arup. 
La BIQ House è il primo importante passo verso questa visione.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 15 marzo 2013

Il pannolino che diventa tegola


Da sempre esiste il lecito dubbio su come differenziare il pannolino usa e getta: è indifferenziato o è umido? E non è cosa da poco se pensiamo che ogni bimbo in media ne consuma cinque al giorno per i primi tre anni di vita, per un totale di circa 5.500 pezzi che arrivano in discarica e si degradano in un tempo che va dai 200 ai 500 anni. 

In Scozia attraverso un progetto pilota si tenta la via del riciclo ecosostenibile anche per il pannolino che può diventare un oggetto completamente diverso, come una tegola.
Attivato dall’associazione Zero Waste Scotland, l’iniziativa scozzese coinvolge quattro contee per un totale di 36.000 famiglie, che dovranno gettare i pannolini sporchi dei loro bambini in appositi contenitori o recarsi ai centri di raccolta della loro zona. 

Da qui il materiale passa a un impianto specializzato nel riciclo dove, innanzitutto, è disinfettato e sterilizzato e in seguito riciclato e portato a nuova vita per essere trasformato in oggetti comuni come tegole per l’edilizia, sedie e panchine da giardino, recinzioni, dissuasori, mobili per esterni, tubi di cartone. 

Un progetto simile era già stato lanciato con successo, sempre in Gran Bretagna, nell’area di Birmingham. In collaborazione con una società canadese, nel 2011 fu inaugurato il primo impianto di riciclaggio di pannolini usati, raccogliendoli presso asili e ospedali. 

Anche in Francia la società Suez Environment, da anni impegnata in questo tipo di ricerca, si è imposta un triplice obiettivo: riciclare la plastica dei pannolini per trasformarli in nuovi oggetti, produrre nuova energia dal rifiuto organico e concime dal residuo della parte organica. 

Certamente, la soluzione migliore resta la riduzione dei consumi e cioè il ricorso ai pannolini lavabili, da noi ancora poco diffusi.
Sicuramente meno pratici rispetto ai monouso, che in Italia costituiscono circa il 20% dei rifiuti in discarica, ma molto più economici ed ecosostenibili. In ogni caso, questo progetto costituisce uno spunto di riflessione sulla possibilità di riciclo di numerosissimi altri prodotti usa e getta. 

In un mondo consumistico come il nostro, dove ogni giorno produciamo tonnellate di rifiuti provocando un fortissimo impatto ambientale, giungere a riutilizzare ogni oggetto che oggi gettiamo via non appare più come un’utopia.

[ Fonte: www.architetturaecosostenibile.it ]


venerdì 1 marzo 2013

Ad Hokkaidō nasce l'isolamento traslucido

A Hokkaidō, la più settentrionale delle quattro isole principali dell'arcipelago giapponese, sorge la nuova residenza firmata dallo studio di architettura Kengo Kuma and Associates, ribattezzata “Meme Meadows Experimental House”. 

Isolata in mezzo a una pianura, la piccola casetta nasce come esperimento progettuale per testare la resistenza della struttura al clima rigido tipico di questa Regione, per lunghi mesi sotto gli 0°. 


UN OCCHIO ALLE TRADIZIONI ABITATIVE

Ad ispirare il progetto sono state le tipiche costruzioni indigene “Chise” degli Ainu, popolazione abitante l'isola di Hokkaidō. Tradizionalmente, le Chise sono realizzate con materiali naturali e rivestite interamente con fogliame o legno di bambù; all'interno un grande fuoco centrale resta perennemente acceso, scaldando l’ambiente, mentre il pavimento della casa risultano leggermente sopraelevate rispetto al terreno, per evitare fenomeni di umidità. 


INVOLUCRO TRASPARENTE.

L'abitazione è stata costruita sopra ad uno scheletro in legno di larice locale; “abbiamo avvolto il telaio con una membrana altamente isolante in poliestere fluorocarburico”, spiega Kengo Kuma. “La parte interna è stata ricoperta da uno strato rimovibile in fibra di vetro, mentre tra le due membrane abbiamo deciso di inserire un isolante in poliestere riciclato da bottiglie in PET “. 


NIENTE ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE. 

Una simile copertura, trasparente e semi opaca, lascia penetrare all'interno la luce diurna, esattamente come se si fosse all'aperto. Una scelta ben precisa, che rientra nel progetto dell'architetto Kuma di sperimentare una vita il più possibile sincronica ai ritmi dettati dalla natura, a bassissimo impatto ambientale. “Abbiamo scelto di non considerare alcun sistema di illuminazione artificiale. Le uniche luci sono quella del sole e i bagliori del fuoco. L'idea è quella di alzarsi quando albeggia e coricarsi dopo il tramonto”, aggiunge Kuma. 


IN ATTESA DI SVILUPPI FUTURI.

Primo prototipo, attualmente il piccolo cottage ospita il laboratorio tecnologico di sperimentazione ambientale dell’Università di Tokyo. Se, però, le prestazioni dell'abitazione si riveleranno all'altezza delle aspettative, la Meme Meadows Experimental House potrebbe presto essere replicata.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 15 febbraio 2013

Una casa nella natura con materiali di riciclo

Sull’isola d’Elba in località Enfola a Portoferraio (LI) si trova quella che in apparenza può sembrare una semplice casa per le vacanze in riva al mare, in realtà si tratta di una dichiarazione di intenti, un manifesto che esplicita materialmente la filosofia progettuale che ha guidato e guida il lavoro dell’architetto Gianni Pettena, proprietario e progettista dell’abitazione.

Immersa nella natura, la piccola abitazione è stata realizzata recuperando un ricovero per reti da pesca ormai in disuso e riciclando materiali di fortuna.

“Il mio lavoro - spiega l’architetto - parla costantemente della natura che riconquista l’architettura e finisce con l’avere la meglio su di essa. Propongo, insomma, il mondo naturale come uno dei luoghi privilegiati dell’architettura”.

IL PROGETTO 
In origine la piccola costruzione, che si affaccia su di una spiaggetta di sassi, era un semplice ricovero per le reti della pesca dei tonni. Quando fu comprata dalla famiglia Pettena, circa trentacinque anni fa, era praticamente un rudere.
Negli anni la casa è stata sistemata ed ampliata pezzo per pezzo, anno dopo anno, utilizzando materiali di fortuna. Attualmente si può dire che i lavori siano terminati, ma in realtà alcuni arredi mancano ancora. La macchia mediterranea incontaminata abbraccia e accoglie la casa: un ponticello che oltrepassa un piccolo corso d’acqua permette l’accesso alla proprietà.
L’abitazione vera e propria è ospitata nel volume principale, mentre un’altra piccola costruzione, che sorge nei pressi della casa, ospita lo studio dell’architetto.
Gli spazi abitativi si susseguono senza un preciso disegno e apparentemente senza logica: sembra di attraversare un villaggio immaginario e fantastico.
I materiali impiegati, sia per la costruzione sia per gli arredi, provengono principalmente da un sapiente riciclo. Le pietre usate sono state recuperate dai muretti di contenimento degli antichi filari di viti del golfo, mentre le pavimentazioni esterne e i disimpegni della casa sono stati realizzati con i ciottoli trovati sulla spiaggia. Diversi residui di vetro colorato di Murano e alcune pietre di recupero sono serviti, invece, per creare il muro esterno della veranda: tutte le scelte stilistiche hanno privilegiato l’utilizzo di oggetti trovati a cui è stata data una nuova funzione.

L’architetto ha cercato di applicare il concetto di sostenibilità analizzando non solo il punto di vista tecnico e tecnologico. La casa si inserisce silenziosamente nella realtà dell’isola d’Elba: è completamente immersa e avvolta dall’ambiente naturale e dal paesaggio, come se non esistesse.

L’intento del progettista è stato quello di realizzare un edificio che non entrasse in conflitto con il contesto, ma che sembrasse essere nato con esso.

Images © Bruno Pappalettera e Francesco Natali





venerdì 1 febbraio 2013

In armonia col paesaggio

A Favrgaardsvej, nel cuore della campagna danese, è stata recentemente ampliata una grande azienda agricola, dando vita nel 2012 a una nuova stalla firmata dallo studio di progettazione LUMO Architects in collaborazione con i paesaggisti di Schul Landscape. 


IN ARMONIA CON IL PAESAGGIO.

Sviluppata su un'area di 8.800 metri quadrati, la nuova costruzione si sviluppa con un preciso intento dei progettisti: costruire in armonia con il paesaggio circostante, uniforme e collinare. La grande stalla si pone a collegamento tra i vari alloggi, in un unicuum strutturale, sviluppato in lunghezza e non in altezza. 


AMPIO TETTO SPIOVENTE E VETRATE SUI CAMPI. 

Abbastanza capiente da ospitare 600 mucche da latte, la stalla è caratterizzata da un ampio tetto spiovente, secondo il tipico stile danese, e da grandi vetrate opache aperte sui campi. Dotato di un sistema di ventilazione naturale e di una serie di brise soleil, l'edificio costituisce un ambiente salubre per gli animali che, assicura il proprietario, si è tradotto in una produzione di latte migliore e più abbondante.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 30 novembre 2012

E' il caso di dire: Mattone su Mattone!

A jeyhoon, zona tra le più povere della capitale iraniana, una delle migliori realizzazioni architettoniche dell'anno.

Oltre ad aver partecipato al Festival dell'Architettura 2012 nella categoria edifici residenziali, la "Brick Pattern House", modello di casa in mattoni situato in una delle zone più povere di Tehran (Iran), è stata premiata dal magazine iraniano di architettura Memar come una delle migliori realizzazioni architettoniche dell'anno. 

"L'edificio - racconta Alireza Mashhadmirza, architetto del progetto - è situato nella zona povera di jeyhoon, dove difficilmente si può trovare un edificio che abbia i requisiti minimi di una costruzione sana. Questo progetto - continua l'architetto - per me è stata dunque una sfida, perché sapevo che non avevo alcuna possibilità di guadagnare denaro, ma ero determinato a dimostrare che l'architettura più trovare spazio anche in aree economicamente e culturalmente povere". 


CARATTERISTICHE

Oltre ad essere stato costruito con una struttura anti-sismica, l'edificio possiede pareti che garantiscono il risparmio di energia, proprietà acustiche accettabili, sicurezza anti-incendio e funzionali servizi tecnici. Ma la vera particolarità è rappresentata dalla parete esterna. L'architetto infatti, per richiamare l'architettura tradizionale araba, ha utilizzato come materiale da costruzione principale il mattone ed è andato a creare una sorta di mashrabiya contemporanea che copre l'intera facciata. 


NIENTE TENDE

Il muro di mattoni tridimensionale così realizzato ha anche un valore culturale. Infatti, in Iran la gente è molto attenta alla privacy, tanto che nelle case molto spesso vengono usati dei tendaggi. In questo modo però, la vista esterna viene del tutto coperta. Ora, grazie a questo sistema "semitrasparente", non solo non saranno necessarie le tende, ma sarà possibile godere della vista esterna senza essere visti. 


SCHERMATURA E ACCUMULO

La mashrabiya realizzata in laterizio oltre a schermare dai raggi solari accumula il calore durante il giorno per rilasciarlo nelle notte. Le capacità igrometriche del materiale impiagato possono anche equilibrare, quando le condizioni metereologiche lo consentono, il livello di umidità ambientale.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]