venerdì 13 settembre 2013

Il Green Box

Cambia colore, forma e dimensione costantemente, al variare delle ore del giorno e con il mutare delle stagioni: si tratta del “green box”, la dependance di una villa in Valtellina, a Cerido, in Provincia di Sondrio.
I progettisti dello studio act_romegialli hanno preferito percorrere una strada non convenzionale per ristrutturare una piccola costruzione dimenticata e abbandonata in fondo al giardino e un tempo utilizzata come ricovero per gli attrezzi e autorimessa, che oggi si confonde con la natura grazie al suo involucro vegetale.

Un leggero telaio in acciaio avvolge il vecchio edificio e serve da supporto all’involucro vegetale di essenze rampicanti,vero protagonista dell’intervento architettonico.

Uno studio accurato è stato effettuato per scegliere le essenze da mettere a dimora per conferissero un effetto di mutevolezza al variare dei giorni e delle stagioni : la trama principale è composta da Caprifoglio atlantico periclìmeno e da Polygonum baldshuanicum e la tessitura secondaria è formata da Humulus lupulus, comunemente conosciuto come il Luppolo, e da Clematis tangutica.

Per identificare il perimetro della costruzione sono state piantate, invece, erbacee perenni e annuali alternate a bulbi per assicurare una continua fioritura.
All’interno, dove trovano posto una cucina, un soggiorno e un locale adibito a deposito per gli attrezzi da giardino, la luce entra filtrata e attutita dalla vegetazione.
Le pareti sono quasi interamente finestrate e realizzate in acciaio zincato non verniciato e il pavimento è caratterizzato da un rivestimento in assi di legno di larice riciclato.

I materiali delle finiture interne sono volutamente semplici e grezzi ed anche gli arredi sono ridotti all’essenziale.

Delle vecchie cassette della frutta sono state assemblate per formare un mobile porta oggetti da parete e i rubinetti del lavandino della cucina sono dei semplici tubi di gomma.


giovedì 25 luglio 2013

Tegole fotovoltaiche: il tetto che produce energia!

Dopo i pannelli fotovoltaici da installare sul tetto o in giardino, arrivano le tegole fotovoltaiche: perfettamente integrate nella struttura dell’edificio, efficienti e soprattutto belle da vedere. 

Il problema estetico è infatti uno dei fattori che hanno finora ostacolato la diffusione dell’energia solare in Italia, un paese ricco di borghi antichi e centri storici dove l’installazione dei pannelli solari è non solo antiestetica, ma spesso vietata dalla legge. 

La tegola solare permette di ovviare a questo inconveniente. 
Già presente sul mercato da diversi anni, il prodotto si è infatti perfezionato e diversificato in modo da integrarsi sempre meglio nel paesaggio.

Sono oggi disponibili sia tegole che coppi fotovoltaici. 

Le tegole sono di fatto piccoli pannelli solari da applicare sulla parte piatta di ogni tegola o tra una tegola l’altra. La differenza rispetto a un tetto tradizionale è percepibile ma siamo ben lontani dall’impatto estetico di una copertura costituita interamente da pannelli fotovoltaici. 

Inoltre, l’installazione richiede un rifacimento solo parziale del tetto e la resa può essere molto elevata. 

FOTO: scopri tutti i dettagli delle tegole fotovoltaiche


I coppi solari rappresentano invece la vera novità. Sono fatti esattamente come i coppi tradizionali, solo che sulla loro superficie è ricavato l’alloggiamento per un pannellino fotovoltaico. 

I difetti rispetto alla tegola: costano di più, richiedono il totale rifacimento del tetto e ombreggiano parzialmente il pannello. 
I vantaggi sono evidenti: più belli e più simili ai tetti tradizionali, non hanno bisogno di installatori specializzati e danno diritto alla certificazione di “integrazione totale” del pannello nel tetto. Questo significa che, nelle zone sottoposte a rigide normative in ambito paesaggistico, i coppi permettono di ottenere le necessarie autorizzazioni all’installazione con più facilità rispetto alle tegole. 

L’offerta di tegole e coppi solari cresce a vista d’occhio e i produttori sono già un buon numero. 
Una chicca tuttagreen? 
Le tegole - prodotte da Area Industrie – sono in argille naturali, senza aggiunta di fanghi o additivi industriali, provviste di pannellini solari sostituibili qualora la ricerca in ambito fotovoltaico dovesse portare a tecnologie sensibilmente più efficienti. 


Proprio una bella idea, specialmente per chi vive in case di centri storici o soggette a vincoli architettonici o storici ma vuole abbracciare comunque le rinnovabili!


[ Fonte: www.tuttogreen.it ]

venerdì 19 luglio 2013

Il verde che conquista le smart city

Dagli anni Novanta ad oggi gli edifici che hanno meglio integrato la vegetazione nel progetto bosco apre.

L'architettura sta affrontando un periodo di grandi mutamenti.
In tempi di cambiamenti climatici e penuria di risorse, costruire nel rispetto dell'ambiente e in chiave sostenibile sta guadagnando sempre più importanza. Lo dimostra l'aumento – nei più recenti progetti architettonici in tutto il mondo – di giardini pensili, pareti verdi e metodi naturali di ventilazione che sempre più incorporano elementi come alberi, fiori e viticci.



Per il prossimo futuro, dunque, non è così improbabile pensare a un nuovo tipo di paesaggio urbano, con meno cemento a favore del verde. E' quanto sostiene l'ultima ricerca di Emporis, società di data mining che dal 2000 raccoglie dati su edifici di tutto il mondo.

Nel suo ultimo studio, Emporis segnala i migliori progetti capaci di integrare in forma armoniosa elementi naturali e forme architettoniche (www.emporis.com).


MENARA MESINIAGA (1994) 
L'idea di utilizzare le piante come parte della struttura di un edificio non è completamente nuova. Era i 1991 quando l'architetto asiatico Ken Yeang progettò la torre Menara Mesiniaga a Subang Jaya, Malesia. La progettazione di Ken Yeang aveva contemplato – in un approccio sostenibile pioneristico - le esigenze climatiche del luogo, stando attento ad elementi quali l’orientamento, la creazione di balconi o piccole terrazze, l'introduzione della vegetazione. Si tratta di uno dei primi edifici ventilati e illuminati naturalmente. 


ACROS FUKUOKA (1995)

Un progetto firmato dall'architetto Emilio Ambasz a Fukuoka, in Giappone, rappresentativo della possibile unione di aree verdi e zone costruite. Il lato Sud della hall presenta un parco composto da una serie di giardini terrazzati che raggiungono l’intera altezza dell'edificio, terminando in un belvedere con vista sul porto.  


COMMERZBANK TOWER (1997) 

Sorge a Francoforte, in Germania, ospita il Centro direzionale della Commerzbank progettato da Norman Foster & partners. La torre, alta 300 metri, include al suo interno dei giardini d'inverno.


WALDSPIRALE (2000)

Darmstadt, in Germania, ospita questo originale complesso residenziale, il cui nome – in tedesco – significa “Foresta a spirale”. Disegnato dall'artista Friedensreich Hundertwasser, in collaborazione con l'architetto Heinz M. Springmann, l'originale condominio ha lungo tutta la copertura un giardino verde. L’edificio,con una superficie utile complessiva superiore a 7.000,0 m2, è inoltre circondato da una folta vegetazione, corsi d’acqua, laghetti e coloratissime aree giochi per bambini.


MUSÉE DU QUAI BRANLY (2006) 
Sorge a Parigi, a pochi passi dalla Torre Eiffel ed è stato progettato dall'architetto francese Jean Nouvel. E’ diventato famoso in tutto il mondo per le sue pareti vegetali. L'edificio è infatti ricoperto da , 15.000 piante, appartenenti a 150 specie diverse, per un totale di 800 m² di verde.

NEWTON SUITES (2007) 
Newton Suites è un grattacielo residenziale situato a Newton Road, Singapore. A progettarlo lo studio WOHA Architects, che nel 2007 ha ricevuto il Silver Emporis Skyscraper Award 2007 per il progetto. Con un'altezza di 120 metri piani, l'edificio è caratterizzato numerosi giardini pensili.

VANCOUVER CONVENTION CENTRE (2009) 
Centro congressi tra i più grandi del mondo, per un totale di 43.340 m² di spazio. L'ala West è stata aggiunta nel 2009, con progetto dello studio LMN Architects di Seattle, e si caratterizza per l'ampio tetto verde con vista spettacolare. Il 9 febbraio 2010, la struttura è stata certificata LEED Platinum dal Canada Green Building Council.

OLARIS (2010) 
Solaris è un edificio per uffici situato nel cuore di Singapore. Progettato dallo studio Hamzah & Yeang e terminato nel 2010, il grattacielo incorpora al suo interno giardini pensili, terrazze verdi angolari, un atrio ventilato naturalmente e un particolare sistema di ombreggiatura.

PARK ROYAL HOTEL (2013) 
Un ecosistema tropicale sviluppato in altezza, così si presenta l'albergo Park Royal Hotel, progettato dagli architetti dello studio WOHA. Situato a Singapore e alto 89 metri, l'edificio ha raggiunto il punteggio Platinum del BCA Green Mark, il più alto livello di certificazione per gli edifici green di Singapore, assicurandosi anche il Pioneer Award Solar, per come sfrutta l'energia solare riducendo gli sprechi. L'hotel, alto 12 piani è interamente rivestito da vegetazione tropicale, agendo da depuratore vivente per tutta l'area circostante. 

BOSCO VERTICALE (2013) 
Due torri residenziali di 111 metri e 78 metri disegnate da Boeri Studio a Milano Porta Nuova. La peculiarità di queste costruzioni, appena terminate, è la presenza rispettivamente di oltre 900 specie arboree (550 alberi nella prima torre e 350 nella seconda, circa) sugli 8 900 m² di terrazze.




venerdì 5 luglio 2013

La nuova professione del Green Worker

Il settore delle costruzioni presenta una scissione tra la crisi nel comparto da una parte e la via legata allo sviluppo sostenibile dall'altra, tema rilevante nella tutela dell'ambiente. 
Lo sviluppo dell'edilizia sostenibile sta generando nuovi posti di lavoro, i cosiddetti "green jobs" e altro non sono che un'evoluzione di figure professionali esistenti; essenzialmente si provvede all'aggiornamento, adattamento e specializzazione di operai, tecnici e commerciali verso le tematiche della sostenibilità
Queste figure risultano più presenti in Italia rispetto alle maggiori economie mondiali, difatti nella classifica sull'efficienza energetica del 2012 stilata dall'International Energy Efficiency Scorecard, il nostro Paese si colloca al terzo posto, davanti a Cina, Giappone, Francia e USA. 
Sebbene stiamo affrontando una profonda crisi occupazionale che nel 2012 vede il numero di assunzioni in calo di circa il 30% rispetto all'anno precedente, il fabbisogno di green jobs resiste ala crisi a testimonianza che c'è una lenta crescita nelle assunzioni. 


Le principali competenze richieste sono

 - conoscenza di materiali, tecniche, tecnologie e prodotti legati alla sostenibilità; - progettazione energetica; - conoscere i principi di gestione del ciclo di vita per garantire all'edificio il livello di qualità; - gestione sostenibile dal progetto al cantiere; - conoscenza della metodologia "charrette". 



I PROFILI EMERGENTI 



Ecodesigner d’interni 

Progetta gli spazi ed oggetti di uso comune all'interno di abitazioni ed edifici pubblici, con particolare attenzione alla sostenibilità, al ciclo di vita ed efficienza dei materiali; tiene conto delle regole della bioedilizia contenendo i costi ed evitando gli sprechi. Necessaria la laurea specialistica in Architettura alla quale far seguire master o corso; tra gli sbocchi occupazionali, collaboratore in studi tecnici ovvero come autonomo consulente. 


Ecoindustrial designer 

E' un disegnatore industriale sostenibile; progetta oggetti di design destinati ad essere realizzati in serie, con criteri di sostenibilità e stabilisce quale materiale utilizzare, l'efficienza ergonomica ed energetica oltre che la sua sicurezza e usabilità. In possesso di un diploma da perito, grafico o geometra, è preferibile una laurea in Architettura, Ingegneria o in Disegno Industriale seguita da qualche corso o master. 


Esperto del restauro urbano storico 

Si preoccupa di conservare e salvaguardare le testimonianze di beni storici che testimoniano la tradizione costruttiva. Progetta piani di salvaguardia della scena urbanaoltre che singoli interventi di restauro. Necessaria la laurea specialistica in Architettura alla quale far seguire un master o la specializzazione o corsi di laurea dedicati al tema; tra gli sbocchi occupazionali: libera professione, presso enti pubblici, come consulente in studi tecnici o presso aziende specializzate in restauro architettonico urbano. 


Tecnico nella gestione di impianti di trattamento rifiuti urbani 

Gestisce gli impianti di trattamento e smaltimento dei rifiuti urbani garantendone la sostenibilità al fine di minimizzare l'impatto ambientale e a risolvere problemi legati allo smaltimento; E' responsabile dell'impatto ambientale, si preoccupa del funzionamento degli impianti di trattamento, della codificazione dei rifiuti, della gestione degli impianti di trattamento di rifiuti urbani. In possesso di un diploma da perito agrario, agro-ambientale o agro-territoriale; tra gli sbocchi occupazionali: libera professione, presso enti pubblici, come consulente in studi tecnici o presso aziende specializzate. 


Certificatore energetico 

E' un professionista qualificato in grado di effettuare la diagnosi energetica di un edificio; figura relativamente nuova, importante da quando è stata resa obbligatoria la certificazione energetica "Ace" per l'atto di vendita di un edificio. raccogli una serie di dati del manufatto, sua struttura, gli impianti; ne determina il fabbisogno energetico, calcola le emissioni di CO2 e produce l'attestato di certificazione energetica. Necessaria la laurea triennale o specialistica in Architettura, Ingegneria, Scienze ambientali, Chimica, Scienze e tecnologie agrarie, o forestali e ambientali; in alternativa con il possesso del diploma di geometra, perito industriale o agrario, deve aver frequentato un corso abilitativo riconosciuto ed aver superato l'esame finale. Obbligatoria l'iscrizione all'albo o Collegio professionale; tra gli sbocchi occupazionali: libera professione, presso enti pubblici, come consulente in studi tecnici o presso aziende specializzate. 


Esperto di progettazione delle energie rinnovabili 

Gestisce e coordina la progettazione dei sistemi di energia rinnovabili dall'eolico fino al solare; verifica le caratteristiche del territorio dove verranno realizzate le opere, ne individua le possibilità di utilizzo, svolge analisi e monitoraggi sull'integrazione degli esistenti e definisce una progettazione di massima delle tipologie tecnologiche. Necessaria la laurea specialistica in Ingegneria con successivo master in fonti rinnovabili; è una professione che vive un momento di espansione grazie ai finanziamenti pubblici e privati delle rinnovabili.



venerdì 14 giugno 2013

Spagna: riqualificazione di appartamenti vacanza

San Vicente de la Sonsierra è un piccolo paesino sperduto tra i rilievi della Spagna settentrionale. 

Qui, gli architetti dello studio Blur Arquitectura hanno individuato un edificio lasciato in stato di abbandono di origine cinquecentesca. 
Decisi a riportarlo a nuova vita, i progettisti hanno pensato di farne un appartamento da affittare per le vacanze, con il duplice obiettivo di sfruttare al massimo lo spazio ridotto – poco più di 30 metri quadrati – e non intaccare la struttura originale. 


SCALA CENTRALE DEFINISCE GLI SPAZI. 

Lo spazio interno è definito da una scala leggera, situata nel centro dell'abitazione che si sviluppa su tre livelli. Al pianterreno, è stata realizzata un'area living, con tavolo e cucina, mentre al primo piano si trovano le camere da letto. Gli architetti hanno voluto sfruttare anche un caratteristico traforo, intelligentemente convertito in area spa, con una caratteristica piscina al coperto. 


PAVIMENTO IN CEMENTO LEVIGATO

I progettisti hanno scelto di utilizzare pochissimi materiali per sottolineare ulteriormente la pietra esistente. A questa sono stati aggiunti solo legno di rovere e ferro verniciato, mentre un pavimento di cemento levigato unifica tutti i piani. 


LASCIAR PARLARE L'ARCHITETTURA ORIGINALE.

Interessante anche l'intervento realizzato sulla facciata posteriore, dove una sezione del muro è stata rifatta con un reticolo di mattoni che lascia filtrare la luce naturale, offrendo al contempo privacy alla camera da letto. 
Gli architetti hanno curato anche l'interior design, realizzando tavoli, armadi, sedie e lampade appositamente per il progetto, sempre guidati dall'idea di non oscurare la bellezza dell'architettura originale e scegliendo pezzi molto minimal. 

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

lunedì 20 maggio 2013

Da antico granaio a casa vacanza

In una piccola isola del mare del Nord nel villaggio di Alkersum – Germania – la collaborazione tra due architetti di nazionalità differente ha dato vita al progetto di ristrutturazione di un antico granaio in casa per le vacanze

L’italiano Francesco Di Gregorio e la svedese Karin Matz hanno lavorato a quattro mani al progetto con l’obiettivo di preservare e attualizzare gli elementi architettonici tipici della tradizione nordica. dell’isola di Föhr. 
Il progetto: la ristrutturazione di un’antica casa samurai a Tokyo 

IL PROGETTO
Il volume esterno dell’antico granaio non è stato modificato: le pareti in mattoni e il tetto in paglia sono stati rigorosamente conservati. Nel corso della ristrutturazione tutti i divisori interni sono stati invece eliminati, fatta eccezione per le pareti del bagno, al fine di creare uno spazio unico e fluido. La zona giorno è stata trattata con colori neutri: le pareti sono in alcuni punti intonacate di bianco e in altri rivestite in ceramica bianca, mentre i pavimenti sono in legno di pino chiaro. 
L’unico elemento di colore inserito è rappresentato da 500 metri di corda blu in propilene utilizzata per definire i collegamenti verticali. 
I rivestimenti in ceramica della casa vacanze sono realizzati con l’applicazione di 200 tessere in ceramica bianca forate a mano ricordo dell’antica tradizione locale. 
Infatti, nel XVII secolo sull’isola venne fondata una scuola di navigazione e si iniziarono a importare dall’Asia ceramiche di ogni tipo: la ricchezza delle persone veniva valutata in relazione al numero di piastrelle decorate presenti sulle pareti della sala da pranzo. 
Le camere da letto, piccoli ambienti con il tetto a spiovente del granaio, si affacciano direttamente sulla zona giorno senza una precisa divisione gerarchica. 
Pavimenti, pareti e soffitti sono completamente rivestiti con legno di pino trattato e tinto con una tonalità di blu con venature verdi.

venerdì 12 aprile 2013

La Casa Alga

Completata a fine marzo, la celebre Biq House, letteralmente traducibile come ‘Casa Alga’, è stata inaugurata da pochissimi giorni nella città tedesca di Amburgo. 

Si tratta di un progetto sperimentale realizzato a più mani, precisamente dalla collaborazione degli architetti austriaci dello studio Splitterwerk con i consulenti scientifici di Arup Germania. 
Sviluppata su Building Exhibition di Amburgo International. 


FACCIATA BIO REATTIVA

L'edificio, che quest'anno parteciperà all'International Building Exhibition di Amburgo, si distingue per la particolare facciata bio-reattiva, il cui componente essenziale sono proprio le micro-alghe che danno il nome al progetto. Queste risultano inserite all'interno di una serie di bioreattori che si alternano lungo la facciata vetrata, creando un rivestimento funzionale ed esteticamente gradevole. 


L'AZIONE DELLE ALGHE. 

Grazie a questo tipo di involucro “vivente”, l'edificio riceve ombra, insonorizzazione e depurazione da inquinanti ed allergeni grazie alle stesse micro alghe, che contribuiscono anche a generare energia rinnovabile, grazie a un processo di conversione in biomassa. Questa energia, spiegano i progettisti, può essere raccolta ed accumulata e venire poi utilizzata per le diverse esigenze energetiche dell'edificio. 


EDIFICI COME ORGANISMI VIVENTI.

La struttura, che al suo interno ospita un totale di quindici unità abitative di dimensioni variabili, sarà sottoposta a un monitoraggio nei prossimi mesi, per valutare come reagisce all'ambiente urbano all'interno del quale è stata inserita. Secondo la squadra di Arup è questa la direzione degli edifici del futuro, diventare unità sempre più autonome, in grado di reagire ed adattarsi alle più svariate condizioni di vita, tenendo conto delle esigenze degli utenti. 
"L'edificio del domani si comporterà come un vero e proprio organismo vivente e propria - reagendo all'ambiente locale e coinvolgente con gli utenti all'interno", sostiene Arup. 
La BIQ House è il primo importante passo verso questa visione.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 15 marzo 2013

Il pannolino che diventa tegola


Da sempre esiste il lecito dubbio su come differenziare il pannolino usa e getta: è indifferenziato o è umido? E non è cosa da poco se pensiamo che ogni bimbo in media ne consuma cinque al giorno per i primi tre anni di vita, per un totale di circa 5.500 pezzi che arrivano in discarica e si degradano in un tempo che va dai 200 ai 500 anni. 

In Scozia attraverso un progetto pilota si tenta la via del riciclo ecosostenibile anche per il pannolino che può diventare un oggetto completamente diverso, come una tegola.
Attivato dall’associazione Zero Waste Scotland, l’iniziativa scozzese coinvolge quattro contee per un totale di 36.000 famiglie, che dovranno gettare i pannolini sporchi dei loro bambini in appositi contenitori o recarsi ai centri di raccolta della loro zona. 

Da qui il materiale passa a un impianto specializzato nel riciclo dove, innanzitutto, è disinfettato e sterilizzato e in seguito riciclato e portato a nuova vita per essere trasformato in oggetti comuni come tegole per l’edilizia, sedie e panchine da giardino, recinzioni, dissuasori, mobili per esterni, tubi di cartone. 

Un progetto simile era già stato lanciato con successo, sempre in Gran Bretagna, nell’area di Birmingham. In collaborazione con una società canadese, nel 2011 fu inaugurato il primo impianto di riciclaggio di pannolini usati, raccogliendoli presso asili e ospedali. 

Anche in Francia la società Suez Environment, da anni impegnata in questo tipo di ricerca, si è imposta un triplice obiettivo: riciclare la plastica dei pannolini per trasformarli in nuovi oggetti, produrre nuova energia dal rifiuto organico e concime dal residuo della parte organica. 

Certamente, la soluzione migliore resta la riduzione dei consumi e cioè il ricorso ai pannolini lavabili, da noi ancora poco diffusi.
Sicuramente meno pratici rispetto ai monouso, che in Italia costituiscono circa il 20% dei rifiuti in discarica, ma molto più economici ed ecosostenibili. In ogni caso, questo progetto costituisce uno spunto di riflessione sulla possibilità di riciclo di numerosissimi altri prodotti usa e getta. 

In un mondo consumistico come il nostro, dove ogni giorno produciamo tonnellate di rifiuti provocando un fortissimo impatto ambientale, giungere a riutilizzare ogni oggetto che oggi gettiamo via non appare più come un’utopia.

[ Fonte: www.architetturaecosostenibile.it ]