venerdì 24 febbraio 2012

Progettare secondo natura

Michael Pawlyn è un convinto sostenitore dello studio delle strutture e dei processi naturali come fonte di ispirazione per il miglioramento delle attività e delle tecnologie umane.

Si chiama biomimetica e sui suoi principi l'architetto britannico ha fondato il proprio studio di architettura e ha da poco pubblicato un libro, intitolato “Biomimicry in Architecture”, con il quale fornisce esempi di utilizzo della biomimetica nel mondo e risponde ad alcune questioni sollevate dai più scettici sul tema. Secondo Pawlyn, si potrebbe affrontare la purificazione dell'acqua, il fabbisogno energetico e il riscaldamento degli ambienti con un modello a ciclo completamente chiuso, dove non esistono sprechi. Le tecnologie per farlo, afferma, sono già disponibili.

Innovazione naturale
All'interno del suo libro c'è anche un chiaro invito a cambiare mentalità, rivolto al grande pubblico, ma anche ai suoi colleghi. Finora, afferma, molti architetti si sono limitati a fare leggeri accenni alla biomimetica nei loro progetti. Alcuni aspetti sono addirittura stati derisi per lungo tempo, altri sono stati presi solamente come spunto di partenza per lo sviluppo di forme originali, come ad esempio le tele dei ragni, ma mai nessuno è andato oltre l'aspetto estetico. Se però si iniziasse a guardare al di là della bellezza della natura, si potrebbero comprendere meglio le sue grandi capacità di adattamento ed innovazione, capacità che possono essere applicate anche dall'uomo per un uso più efficiente delle risorse che ha a disposizione. La natura, da milioni di anni, lavora all'interno di un ciclo in cui nulla si crea e nulla si distrugge. Un equilibrio perfetto tra produzione e consumo che, tra l'altro, si alimenta con energia solare.

Poca conoscenza
Ma nonostante il lavoro di organizzazioni come il Biomimicry Institute negli Stati Uniti, fondato dai giornalisti scientifici Janine Benyus e Dayna Baumeister, molti architetti non conoscono ancora a sufficienza i potenziali vantaggi di questa pratica. Pawlyn afferma che avere un biologo al tavolo di progettazione sin dalla fase iniziale di un progetto potrebbe cambiare le carte in tavola e introdurre innovazioni anche di un certo rilievo. Quest'idea Pawlyn l'ha testata recentemente all'interno della sua azienda, quando per la progettazione di un edificio biomimetico adibito ad uffici, ha coinvolto nella sette “brillanti pensatori” provenienti da diverse discipline scientifiche, i quali hanno dato un contributo e un punto di vista non comune al progetto architettonico.

In cerca di una biomimetica “mainstream”
Secondo Pawlyn, però, c'è ancora una grande ostacolo da sorpassare per far si che l'adozione della biomimetica diventi uno standard nel settore delle costruzioni. Come ogni nuova pratica nata da poco tempo, i costi risultano essere ancora troppo elevati. Questo anche perché chi si è cimentato in in tale materia, l'ha fatto con l'ambizione di raggiungere gli ideali più assoluti, alla ricerca dell'edificio più produttivo, divertente ed energeticamente efficiente mai creato dall'uomo. L'autocritica di Pawlyn è la seguente: bisogna cominciare a tener conto dei vincoli di bilancio, anche in un contesto così affascinante e idealistico com'è quello della biomimetica.


Nessun commento:

Posta un commento