venerdì 1 marzo 2013

Ad Hokkaidō nasce l'isolamento traslucido

A Hokkaidō, la più settentrionale delle quattro isole principali dell'arcipelago giapponese, sorge la nuova residenza firmata dallo studio di architettura Kengo Kuma and Associates, ribattezzata “Meme Meadows Experimental House”. 

Isolata in mezzo a una pianura, la piccola casetta nasce come esperimento progettuale per testare la resistenza della struttura al clima rigido tipico di questa Regione, per lunghi mesi sotto gli 0°. 


UN OCCHIO ALLE TRADIZIONI ABITATIVE

Ad ispirare il progetto sono state le tipiche costruzioni indigene “Chise” degli Ainu, popolazione abitante l'isola di Hokkaidō. Tradizionalmente, le Chise sono realizzate con materiali naturali e rivestite interamente con fogliame o legno di bambù; all'interno un grande fuoco centrale resta perennemente acceso, scaldando l’ambiente, mentre il pavimento della casa risultano leggermente sopraelevate rispetto al terreno, per evitare fenomeni di umidità. 


INVOLUCRO TRASPARENTE.

L'abitazione è stata costruita sopra ad uno scheletro in legno di larice locale; “abbiamo avvolto il telaio con una membrana altamente isolante in poliestere fluorocarburico”, spiega Kengo Kuma. “La parte interna è stata ricoperta da uno strato rimovibile in fibra di vetro, mentre tra le due membrane abbiamo deciso di inserire un isolante in poliestere riciclato da bottiglie in PET “. 


NIENTE ILLUMINAZIONE ARTIFICIALE. 

Una simile copertura, trasparente e semi opaca, lascia penetrare all'interno la luce diurna, esattamente come se si fosse all'aperto. Una scelta ben precisa, che rientra nel progetto dell'architetto Kuma di sperimentare una vita il più possibile sincronica ai ritmi dettati dalla natura, a bassissimo impatto ambientale. “Abbiamo scelto di non considerare alcun sistema di illuminazione artificiale. Le uniche luci sono quella del sole e i bagliori del fuoco. L'idea è quella di alzarsi quando albeggia e coricarsi dopo il tramonto”, aggiunge Kuma. 


IN ATTESA DI SVILUPPI FUTURI.

Primo prototipo, attualmente il piccolo cottage ospita il laboratorio tecnologico di sperimentazione ambientale dell’Università di Tokyo. Se, però, le prestazioni dell'abitazione si riveleranno all'altezza delle aspettative, la Meme Meadows Experimental House potrebbe presto essere replicata.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 15 febbraio 2013

Una casa nella natura con materiali di riciclo

Sull’isola d’Elba in località Enfola a Portoferraio (LI) si trova quella che in apparenza può sembrare una semplice casa per le vacanze in riva al mare, in realtà si tratta di una dichiarazione di intenti, un manifesto che esplicita materialmente la filosofia progettuale che ha guidato e guida il lavoro dell’architetto Gianni Pettena, proprietario e progettista dell’abitazione.

Immersa nella natura, la piccola abitazione è stata realizzata recuperando un ricovero per reti da pesca ormai in disuso e riciclando materiali di fortuna.

“Il mio lavoro - spiega l’architetto - parla costantemente della natura che riconquista l’architettura e finisce con l’avere la meglio su di essa. Propongo, insomma, il mondo naturale come uno dei luoghi privilegiati dell’architettura”.

IL PROGETTO 
In origine la piccola costruzione, che si affaccia su di una spiaggetta di sassi, era un semplice ricovero per le reti della pesca dei tonni. Quando fu comprata dalla famiglia Pettena, circa trentacinque anni fa, era praticamente un rudere.
Negli anni la casa è stata sistemata ed ampliata pezzo per pezzo, anno dopo anno, utilizzando materiali di fortuna. Attualmente si può dire che i lavori siano terminati, ma in realtà alcuni arredi mancano ancora. La macchia mediterranea incontaminata abbraccia e accoglie la casa: un ponticello che oltrepassa un piccolo corso d’acqua permette l’accesso alla proprietà.
L’abitazione vera e propria è ospitata nel volume principale, mentre un’altra piccola costruzione, che sorge nei pressi della casa, ospita lo studio dell’architetto.
Gli spazi abitativi si susseguono senza un preciso disegno e apparentemente senza logica: sembra di attraversare un villaggio immaginario e fantastico.
I materiali impiegati, sia per la costruzione sia per gli arredi, provengono principalmente da un sapiente riciclo. Le pietre usate sono state recuperate dai muretti di contenimento degli antichi filari di viti del golfo, mentre le pavimentazioni esterne e i disimpegni della casa sono stati realizzati con i ciottoli trovati sulla spiaggia. Diversi residui di vetro colorato di Murano e alcune pietre di recupero sono serviti, invece, per creare il muro esterno della veranda: tutte le scelte stilistiche hanno privilegiato l’utilizzo di oggetti trovati a cui è stata data una nuova funzione.

L’architetto ha cercato di applicare il concetto di sostenibilità analizzando non solo il punto di vista tecnico e tecnologico. La casa si inserisce silenziosamente nella realtà dell’isola d’Elba: è completamente immersa e avvolta dall’ambiente naturale e dal paesaggio, come se non esistesse.

L’intento del progettista è stato quello di realizzare un edificio che non entrasse in conflitto con il contesto, ma che sembrasse essere nato con esso.

Images © Bruno Pappalettera e Francesco Natali





venerdì 1 febbraio 2013

In armonia col paesaggio

A Favrgaardsvej, nel cuore della campagna danese, è stata recentemente ampliata una grande azienda agricola, dando vita nel 2012 a una nuova stalla firmata dallo studio di progettazione LUMO Architects in collaborazione con i paesaggisti di Schul Landscape. 


IN ARMONIA CON IL PAESAGGIO.

Sviluppata su un'area di 8.800 metri quadrati, la nuova costruzione si sviluppa con un preciso intento dei progettisti: costruire in armonia con il paesaggio circostante, uniforme e collinare. La grande stalla si pone a collegamento tra i vari alloggi, in un unicuum strutturale, sviluppato in lunghezza e non in altezza. 


AMPIO TETTO SPIOVENTE E VETRATE SUI CAMPI. 

Abbastanza capiente da ospitare 600 mucche da latte, la stalla è caratterizzata da un ampio tetto spiovente, secondo il tipico stile danese, e da grandi vetrate opache aperte sui campi. Dotato di un sistema di ventilazione naturale e di una serie di brise soleil, l'edificio costituisce un ambiente salubre per gli animali che, assicura il proprietario, si è tradotto in una produzione di latte migliore e più abbondante.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 30 novembre 2012

E' il caso di dire: Mattone su Mattone!

A jeyhoon, zona tra le più povere della capitale iraniana, una delle migliori realizzazioni architettoniche dell'anno.

Oltre ad aver partecipato al Festival dell'Architettura 2012 nella categoria edifici residenziali, la "Brick Pattern House", modello di casa in mattoni situato in una delle zone più povere di Tehran (Iran), è stata premiata dal magazine iraniano di architettura Memar come una delle migliori realizzazioni architettoniche dell'anno. 

"L'edificio - racconta Alireza Mashhadmirza, architetto del progetto - è situato nella zona povera di jeyhoon, dove difficilmente si può trovare un edificio che abbia i requisiti minimi di una costruzione sana. Questo progetto - continua l'architetto - per me è stata dunque una sfida, perché sapevo che non avevo alcuna possibilità di guadagnare denaro, ma ero determinato a dimostrare che l'architettura più trovare spazio anche in aree economicamente e culturalmente povere". 


CARATTERISTICHE

Oltre ad essere stato costruito con una struttura anti-sismica, l'edificio possiede pareti che garantiscono il risparmio di energia, proprietà acustiche accettabili, sicurezza anti-incendio e funzionali servizi tecnici. Ma la vera particolarità è rappresentata dalla parete esterna. L'architetto infatti, per richiamare l'architettura tradizionale araba, ha utilizzato come materiale da costruzione principale il mattone ed è andato a creare una sorta di mashrabiya contemporanea che copre l'intera facciata. 


NIENTE TENDE

Il muro di mattoni tridimensionale così realizzato ha anche un valore culturale. Infatti, in Iran la gente è molto attenta alla privacy, tanto che nelle case molto spesso vengono usati dei tendaggi. In questo modo però, la vista esterna viene del tutto coperta. Ora, grazie a questo sistema "semitrasparente", non solo non saranno necessarie le tende, ma sarà possibile godere della vista esterna senza essere visti. 


SCHERMATURA E ACCUMULO

La mashrabiya realizzata in laterizio oltre a schermare dai raggi solari accumula il calore durante il giorno per rilasciarlo nelle notte. Le capacità igrometriche del materiale impiagato possono anche equilibrare, quando le condizioni metereologiche lo consentono, il livello di umidità ambientale.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]



venerdì 23 novembre 2012

BioCity: la città intelligente

L'Associazione culturale "Effetti Collaterali" in collaborazione con il portale "Architettura Ecosostenibile", e con il patrocinio del Comune di Salerno, promuove l’evento "Ecoquartieri. Ambienti urbani sostenibili. Incontri sul vivere green". 

L’Associazione mostra ancora una volta grande sensibilità ai temi della sostenibilità, di cui il nostro portale è da sempre portavoce, proseguendo un processo di riflessione e di approfondimento sul tema dell’architettura come prodotto sociale, e della città intelligente, iniziato con grande successo nella scorsa edizione. Il tema di questo secondo appuntamento di "Biocity

La città intelligente", che si svolgerà Venerdì 14 e Sabato 15 dicembre a Salerno, è l’eco quartiere. Quando si parla di eco quartiere ci si riferisce ad un insediamento fatto di alloggi, servizi e spazi aperti comuni. 
Non entra in gioco il solo concetto di efficienza energetica, legato alle prestazioni energetiche dei singoli edifici, ma anche quello di mobilità sostenibile, pubblica, pedonale e ciclabile, e soprattutto di qualità della vita, strettamente connessa con l’etica della condivisione degli spazi e con l’importanza del rapporto uomo-natura. 
Il quartiere è la componente più piccola del “sistema città”, e come tale il suo sviluppo ha un’importanza strategica per l’espansione urbana. 
Progettare un ecoquartiere, dunque, vuol dire affrontare la sostenibilità con un approccio olistico, che riguardi la rinnovabilità delle fonti di energia, l’eco sviluppo urbano e ambientale nell’organizzazione degli spazi verdi, e la partecipazione collettiva: il progetto del quartiere, attraverso il coinvolgimento di istituzioni, pubbliche e private, risorse economiche, politiche, sociali e culturali, deve partire dal basso, ovvero dalla cittadinanza che vive la città e necessita che il suo sviluppo avvenga in accordo con i propri bisogni. 


Tema centrale dell’evento è la qualità della vita dell’abitante. 

In una città con proprie caratteristiche tipo-morfologiche, climatiche, ambientali e sociali, è impensabile applicare acriticamente modelli, metodi e tecnologie importati da latitudini lontane. In questo senso la forza delle evoluzioni nell’ambito della tecnologia, che sembra oggi interpretare universalmente le esigenze dei cittadini occidentali, andrebbe stemperata dall’importanza tutta ecologica di legare i bisogni dei cittadini agli equilibri climatici, ambientali e paesaggistici delle città. 

L’iniziativa mira a promuovere un ciclo di incontri, in cui sia prioritario l’obiettivo di accrescere nei partecipanti quella conoscenza e coscienza che li vuole prima di tutto protagonisti attivi delle scelte sul futuro delle città. 
Le conferenze, tenute da esperti italiani e stranieri, avranno un taglio insieme teorico e pratico. 
Da una parte si illustreranno esempi di eco quartieri, casi-studio selezionati all’interno del panorama italiano ed internazionale, in una sorta di racconto su cosa si è fatto fino ad oggi e cosa è in programma per il futuro. Dall’altra, si proseguirà con dibattiti, discussioni e proposte finalizzati a dar voce alle iniziative delle comunità locali e dei singoli cittadini. 
Per questo l’evento è rivolto a esperti del settore, studenti e studiosi di architettura ed ingegneria, periti, geometri, agronomi, progettisti, pianificatori, professionisti, imprenditori e tutti i cittadini che sono interessati ed impegnati a incoraggiare lo sviluppo sostenibile delle nostre città e dei nostri quartieri. 


La partecipazione è gratuita ma è necessaria la registrazione 

Il termine ultimo per le iscrizioni è il 28 novembre.



venerdì 16 novembre 2012

Verona: quando l'ambiente circostante è parte della casa


Il residence Santa Caterina è realizzato tra prati e percorsi pedonali che si inseriscono quasi direttamente all’interno delle abitazioni.

È stato inaugurato a Verona il Residence Santa Caterina, progetto di architettura residenziale realizzato da Alberto Apostoli in cui l’ambiente circostante è parte integrante del progetto stesso
La realizzazione è frutto di un precedente “Accordo di Programma” (il primo nel comune di Verona) stipulato tra il Comune di Verona e la Proprietà e interessa un’area di circa 35.000 mq. Su tale area, oltre all’area residenziale di 21.000 mq, trovano luogo anche un parco pubblico di circa 10.000 mq e un parcheggio per circa 80 auto. 

IL PROGETTO
L’intervento prevede due soli piani fuori terra ed un piano interrato (pari a circa 9.000 mq) che contribuisce a creare la distribuzione dei blocchi abitativi. La planimetria del piano interrato è celata al piano terra attraverso la creazione dei volumi residenziali. Gli stessi materiali usati all’esterno delle abitazioni sono stati utilizzati anche per l’interno in un unicum stilistico che unisce le funzioni private con l’ambiente. 

ILLUMINAZIONE
L’illuminazione è un altro elemento fondamentale per l’integrazione tra esterno ed interno e prevede l’utilizzo di corpi illuminanti simili per le due funzioni. Il progetto illuminotecnico esterno è basato sostanzialmente sull’idea che elementi architettonici ed alberi siano da considerarsi simili per l’impatto estetico generale e, pertanto, “gestiti” con i medesimi criteri. Le 50 abitazioni sono distinte in tre principali tipologie (75,150, 225 mq), ma ogni singola abitazione è unica e particolare. 

RISPARMI ENERGETICI
Per quanto riguarda l'aspetto energetico, tutte le unità abitative sono gestite con sistemi di domotica e dotate di impianti a pavimento di riscaldamento e raffrescamento autonomi e di tipo radiante. Ogni abitazione è attrezzata con sistemi di ventilazione meccanica controllata in versione pompa di calore aria/aria che consentono alle abitazioni di godere di confort interno. Ogni abitazione è stata certificata in “Classe A” ed è dotata di un impianto per la produzione di energia elettrica (almeno 1kW per ogni unità immobiliare) mediante pannelli fotovoltaici posti in copertura (circa 8 mq di sviluppo). Per la produzione di acqua calda sono stati istallati pannelli solari termici (4 mq di sviluppo) con un serbatoio da 200 litri. Nelle parti comuni, l’impianto di illuminazione a basso consumo è dotato di accensione tramite sensore crepuscolare. VERDE. Il progetto del verde prevede la realizzazione di alcuni giardini pensili. Ogni essenza è stata selezionata solo tra quelle tipiche del territorio. Una particolare attenzione è stata dedicata ai colori autunnali, i gialli e gli arancio di Faggi, Aceri e Liriodendron sapranno dare suggestioni cromatiche di grande effetto. I Pyracantha, le rose rugose, i melograni ed i prugnoli sapranno deliziare con i loro frutti selvatici e le loro bacche.

[ Fonte: www.casaeclima.com ]


venerdì 19 ottobre 2012

Emergency in Sudan e l'architettura solidale

Il Centro Salam è il primo centro di cardiochirurgia che offre assistenza e cure gratuite alle popolazioni del Sudan e dei paesi limitrofi
Ultimato nel 2007 nella città di Soba, a 20 Km dalla capitale Khartoum, è un mirabile esempio di architettura ospedaliera da cui anche le strutture europee dovrebbero trarre ispirazione. 
Il progetto nasce dall’idea di Raul Pantaleo, membro dello studio veneziano Tamassociati da anni impegnato nello sviluppo responsabile e sostenibile. 

IL PROGETTO ARCHITETTONICO 
L’edificio, situato in una grande area verde di circa 40.000 mq non lontana dal Nilo Azzurro, sviluppa una superficie coperta di 10.000 mq a forma di “C” intorno ad una corte che racchiude due alberi di mango, divenuti ormai simboli dell’ospedale. 
Pur essendo un’architettura sobria, dal disegno pulito di sapore contemporaneo, cerca di valorizzare la cultura tradizionale e di non imporre la sua presenza nel contesto, infatti la tipologia a padiglione riduce l’impatto visivo grazie alla ridotta altezza degli edifici. 
Oltre alla presenza di spazi funzionali, molto è stato puntato sulla realizzazione di ambienti accoglienti: ai tipici locali presenti negli ospedali, si aggiungono zone per la meditazione e per l’accoglienza e l’alloggio messi a disposizione dei parenti dei pazienti. 

GESTIRE SABBIA E CALORE IN MODO SOSTENIBILE 
Durante la progettazione e la realizzazione di questo intervento le difficoltà affrontate riguardavano soprattutto l’ostilità dell’ambiente e la collaborazione con la manodopera locale. 
La sfida contro il deserto è stata vinta grazie ad accurati accorgimenti impiantistici e a particolari elementi costruttivi mirati all’ottenimento del massimo risparmio energetico. 
La sabbia e la polvere, trasportate dalle frequenti tempeste, vengono catturate da un camino per essere poi convogliate in lunghi tubi che hanno il compito di rallentare la velocità d’ingresso dell’aria affinché la sabbia si depositi, mentre l’utilizzo di acqua nebulizzata provvede all’eliminazione delle polveri. A seguito di questo processo l’aria depurata viene utilizzata nel sistema di condizionamento perché, durante il suo percorso nelle tubazioni, si è verificata una diminuzione di temperatura pari a circa 9 °C rispetto a quella iniziale di ingresso. 
 Il clima desertico spesso porta le temperature estive oltre i 50 °C, tuttavia le temperature interne di un ospedale devono essere comprese in un intervallo che va dai 18 ai 24 °C. Sono stati previsti, pertanto, diversi metodi per la protezione passiva dal calore come ad esempio la costruzione di muri esterni altamente isolanti utilizzando mattoni in laterizio pieno intervallati da un’intercapedine areata per uno spessore totale di circa 60 cm. Le finestre sono costituite da doppio vetro, mentre gli schermi fissi per la protezione dai raggi solari sono stati eseguiti intrecciando corde ottenute da una fibra naturale estratta da piante locali. 
Anche il verde che circonda la struttura aiuta a mitigare all’interno le alte temperature. 

QUASI 1000 MQ DI PANNELLI SOLARI 
Per rinfrescare ulteriormente gli ambienti interni, riducendo notevolmente le spese di energia elettrica riducendo l’immissione di anidride carbonica nell’atmosfera, sono stati istallati dei pannelli solari per una superficie di circa 900 mq. Infatti l’intero impianto produce 3.600 kWh che corrispondono al risparmio di 300 Kg di gasolio. 
All’interno dei collettori solari le tubazioni in rame, in cui scorre l’acqua, sono racchiuse in ulteriori tubazioni in vetro affinché il calore assorbito dall’acqua per irraggiamento non venga disperso a contatto con il rame. Il calore viene trasferito in un serbatoio coibentato che mantiene l’acqua ad elevate temperature. 
Per ottenere il passaggio dal caldo al freddo si utilizzano macchine ad assorbimento nelle quali viene immesso il calore trattenuto nel serbatoio per riscaldare una miscela di acqua e bromuro di litio fino a che, attraverso trasformazioni fisiche proprie dei cicli frigoriferi, essa è in grado di abbassare notevolmente la temperatura dell’acqua. Il passaggio finale, e cioè l’immissione di aria fredda negli ambienti ospedalieri, è affidato alle UTA (Unità di trattamento dell’aria). 
L’aria è prelevata dall’ambiente esterno e trasferita nell’UTA in cui viene opportunamente trattata e successivamente immessa all’interno dei locali in condizioni termoigrometriche adeguate e alla temperatura desiderata. 
Forse prima della fine dei lavori sembrava per tutti un’utopia, ma ora è una realtà tangibile che funziona da ormai cinque anni: in uno dei Paesi più poveri del mondo è stato realizzato un esempio di struttura ospedaliera tecnologicamente sostenibile e sofisticata utilizzando un linguaggio etico nella definizione di tutti i dettagli costruttivi.




venerdì 12 ottobre 2012

Omotenashi House

Al Solar Decathlon 2012 il Giappone partecipa con un progetto abitativo a metà strada tra tradizione e innovazione. Si tratta dell'Omotenashi House, una versione contemporanea di una casa da tè tradizionale messa a punto dal team della Chiba University. 

AFFIANCATA DA UNA RISAIA
Nello stesso progetto convivono aspetti dell'antica cultura nipponica accostati a tecnologie sostenibili ed accorgimenti di bio-architettura, in pieno mood da 21°secolo. L'abitazione, sviluppata su un unico livello, è affiancata da un'ampia area verde. Niente prato classico, per la casa Omotenashi i progettisti hanno pensato a una risaia, con duplice funzione: fornire riso in abbondanza agli abitanti ed assolvere naturalmente alla funzione di depurazione delle acque reflue. 

CORTINA VEGETALE. 
Entrando nell'abitazione, i visitatori approdano a una veranda leggermente sopraelevata, oscurata e protetta da una vera e propria cortina verde. Sostenute da una struttura fatta in cavi, leggera ma robusta, le piante si arrampicano verticalmente, creando una sorta di sipario vivente. Oltre all'aspetto più prettamente estetico, questo sistema consente di limitare il sovraccarico termico durante i mesi estivi, regolando la temperatura degli interni. 

UNA SERRA BEN ISOLATA. 
Il verde rappresenta il vero fil-rouge del progetto: un'ampia varietà di piante tipiche del Giappone circonda l'abitazione la quale, oltre alla già citata risaia, è provvista anche di una serra ben protetta e termicamente isolata, dove crescere ogni tipo di coltura. Esposta a sud, l'Omotenashi House è dotata di un articolato impianto solare termico e di un sistema di recupero e riutilizzo dell'acqua sanitaria. 

PARTIZIONI MOBILI IN CARTA DI RISO. 
All'interno emerge con chiarezza il carattere nipponico del progetto: come da tradizione, prevalgono elementi modulari e leggeri, ricavati da materie prime reperite localmente. In questo caso, l'ampia zona giorno è suddivisa da partizioni mobili realizzate in carta giapponese traslucida, la quale permette alla luce naturale di filtrare, fornendo al contempo la privacy necessaria. I pavimenti sono rivestiti con i tipici tatami giapponesi: naturali, riciclabili e biodegradabili, si tratta di pannelli rettangolari affiancati l'uno all'altro e realizzati con paglia di riso intrecciata e pressata. Completano il progetto una serie di elementi d'arredo di spiccata derivazione giapponese, a partire dai pouf e dal set da tè.


[ Fonte: www.casaeclima.com ]

venerdì 5 ottobre 2012

L'importanza dell'isolamento termico

Tutela del clima e dell’ambiente, bassi costi di gestione e benessere abitativo sono argomenti fondamentali che si possono soddisfare utilizzando un adeguato sistema di isolamento termico, come il Sistema Cappotto Fassatherm® di Fassa Bortolo

A tal proposito abbiamo parlato con il Direttore Marketing della Fassa il dott. Eugenio Cervato che ha risposto ad alcune domande per chiarire e approfondire questo argomento di forte attualità. 

· Perché è importante isolare in modo corretto la propria abitazione? Quali problemi si possono evitare facendolo?
E’ importante isolare in maniera corretta per risparmiare energia: in questo modo si riduce la dispersione di calore nel periodo invernale e si consente un miglior isolamento nel periodo estivo. 
Il risultato è l’abbattimento dei ponti termici, evitando punti freddi all’interno dell’edificio che possono dare origine a condensa e quindi muffe che alterano la salubrità ed il confort dei locali interni. 

· Cosa si intende per isolamento a cappotto e quali sono i suoi vantaggi? 
Si intende un isolamento con idonei pannelli isolanti all’esterno e un conseguente abbattimento della trasmittanza termica delle superfici opache verticali degli edifici. 
Il sistema a cappotto è la miglior soluzione per isolare termicamente un’abitazione. 

· L’isolamento a cappotto può essere applicato su tutti i tipi di abitazione? Sia già costruite sia in fase di costruzione? 
Si, il sistema a cappotto può essere applicato su ogni tipologia di abitazione valutando caso per caso il ciclo corretto per ogni intervento. Le nuove costruzioni devono rispettare la trasmittanza termica imposta per legge secondo la zona climatica di riferimento e pertanto l’isolamento dell’edificio è obbligatorio. 
Nel caso di riqualificazione energetica dell’edificio esistente è possibile ottenere il beneficio delle detrazioni fiscali, compatibilmente con le indicazioni della Sovrintendenza. 
Ad esempio nei centri storici molte abitazione sono vincolate e le facciate non possono essere modificate: in tal caso occorre intervenire dall’interno.

[ Fonte: Intervista al direttore marketing della Fassa Bortolo ]